Torna la band capitolina cou un sound misto tra acustica e elettronica
“Tat Tvam Asi” nasce in un lasso di tempo di circa 5 anni. Mai come in queste tracce, la musica e le parole sono state influenzate dallo scorrere della vita, dagli accadimenti. relazioni, nascite, morti, fallimenti, successi. Ogni brano affonda nella consapevolezza che ogni cosa che ci accade, contiene in sé vita, e quindi ogni cosa (anche quelle che apparentemente potrebbero distruggerci), in qualche modo, lavora per noi, a nostro favore: sta a noi capire il come ed il perché.
Le composizioni sono quasi tutte nate al piano dal lavoro di Pieroni e Mintrone e poi vestite di arrangiamenti che hanno previsto trame di archi alla These New Puritans di “Fields of reel” (“Rome is Burning”), elettronica mista a batterie acustiche alla Apparat dell’ultima fase. Violoncello, tromba, piano acustico e batteria acustica sono elementi che ancorano questi arrangiamenti al calore ed all’immediatezza.
Ma in questo disco si respira anche molta elettricità ed alcuni elementi di rock ‘70s. La prima è rappresentata da una robusta presenza di chitarre che intrecciano riffs evocativi che strizzano a volte l’occhio allo shoegaze (“This is how love falls on us” “Ferociously”). La presenza dell’hammond (“Solitude Standing”, “Iron&Flesh”) non solo amalgama gli elementi sonori ma lega questo disco anche ad un passato di rock/prog di qualche decennio fa. L’elettronica è sempre presente, a volte preponderante (“Broken”) a volte come tessuto in background lasciando al piano, sia acustico che elettrico, di Mintrone il ruolo di prima fila (“Haiku” “Ferociously”). La volontà è stata quella di creare un intreccio di suoni e strumenti, sia elettronici che acustici che avvolgano e sorreggano testi e voce in maniera decisa ma mai invadente, che facciano allo stesso tempo chiudere gli occhi e muovere il corpo.
Nelle undici composizioni si attraversano varie esperienze scaturite dall’amore: la sua presenza, la sua assenza, la sua ferocia, il suo dissolvimento, il suo essere vitale e passionale.
E’ un disco pieno di consapevolezza, venuto proprio in questo momento storico-umano della band (ed in particolare di Dan Pieroni, autore dei testi) perché dopo i primi due dischi (“L’età inquieta” e “In assoluta presenza di fragilità”), si arriva al “tat tvam asi”, al “tu sei tutto questo”, e quindi si chiude un cerchio ponendo allo stesso tempo le basi per iniziare qualcosa di nuovo e completamento aperto.
Iron&Flesh: è un brano sulla fisicità dei corpi che si prendono e si sfamano a vicenda: “sei trama di vene di muscoli e sangue, risveglio arrembante di ferro e di fuoco per me”. L’amore è sudore, odore, toccare, leccare. Non solo tramonti. L’incedere di basso chitarra e batteria rendono bene l’idea.
She-Pollen: nasce una figlia, a Toronto, in una notte d’estate in cui dal cielo a capofitto si tuffa “the perfect storm”. Metà città al buio, metà allagata. E questa bambina, incurante della pioggia e delle sirene, leggera come il polline, avanza piena di vita a stravolgere le nostre vite: “we all changed, got changed”.
Spiritual Sumer: “You can save me in the summertime”; ballare con i propri demoni prima che i propri demoni abbiano la meglio. Farlo senza farsi sconti, per amore del proprio spirito. Anche meglio se capitasse d’estate. Magari ballando intorno al proprio fuoco. Magari nel deserto, dove non hai altra scelta se non quella di stare dentro di te. Batteria semi jungle e poi apertura post rock in coda per sottolineare il percorso.
Broken: il brano si apre col riferimento biblico “for of the abundance of his heart his mouth speaketh”. E se nel cuore c’è sozzura, doppiezza, distruzione allora i rapporti si spezzano, si rompono perché non rimane nulla in comune sul terreno dell’incontro: “see how it’s broken?”. Fine di qualsiasi possibile relazione, occore spezzare ed allontanare per non farsi trascinare giù in quel gorgo distruttivo e ingrato. Basato su incontri accaduti nella realtà. L’elettronica (che echeggia i Depeche Mode) con il suo beat freddo percorre tutto il branno, sposandosi con chitarre molto robuste.
Heaven arms with love”: nel libro del Tao si legge “il cielo arma d’amore coloro che non vuole vedere distrutti”. Questa frase è la scintilla di questo brano.
The Billowing Song: Contro il logorio della vita moderna…un po’ di dance tra EDM e “four on the floor” per aprire i sensi, scommettere alla grande, ricentrarsi: “the inner voice says come on! come on! come on!”.
Solitude Standing: a volte tutto va in pezzi, il dolore è reale e solido, si aspetta altra bellezza che possa farsi largo nella tempesta. Un testo che sussurra con uno strappo il trovarsi nella solitudine e dell’essere pronti a scomparire per manifesta tristezza. Un brano colorato dall’hammond che lo porta in ambiti quasi ‘70s.
Ferociously: “you have never been so dark”. L’amore cupo, che si pone domande mentre la diga crolla, mentre ci si detesta per come siamo fatti. La ferocia, peggio dell’odio, deriva a cui si arriva sulle note di un violoncello e sui riffs dolenti di una chitarra satura di effetti.
Rome is burning: guidare alle 3 di notte (del mattino?) nell’aria torrida che ricorda l’ultimo incontro affamato di due corpi. Mentre tutto brucia. I corpi. La casa. La capitale. Il tutto sorretto dal piano acustico e dall’orchestra che suona la partiture di Mintrone.
This is show love falls on us: non c’è fretta, nell’amore. Questa è lezione preziosa imparata a proprie spese (che è un privilegio). La vita scorre uguale, e l’amore splende da sempre, come il sole, sul bene e sul male, senza affanno ne ansia (prerogativa squisitamente umana del boicottarsi). Un brano, questo, che vuole essere semplicemente d’amore.
Haiku: un brano scarno, quasi fosse un haiku, voce a cantare una quasi ninna-nanna, a rassicurare, ad esprimere con parole chiare dove dimora la bellezza. E sigillare il tutto sussurrando “tat tvam asi” in chiusura di cantato. Piano acustico, voce in primissimo piano, coda tra il post rock e lo shoegaze.