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I CORPI ARMATI E LA LEGGE SINDACALE CHE FA DISCUTERE

Il divieto di associazione ad altre forme sindacali apre un acceso dibattito sui diritti del militante dal punto di vista di un comune lavoratore

Di Damiano Rulli

Desta enorme preoccupazione la discussione in Parlamento della nuova legge sindacale la “AS 1893 Norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo”.

I sindacati ASSODIPROMIL, ASSOMIL, LRM, NSC, SCUDO, SIAM, SIAMO, SIBAS, SILCA, SILF, SILMA, SILME, SILMM, SIM MARINA, SINAFI, UNARMA, USIF la ritengono inadeguata alle esigente del personale militare.

In Senato, lo scorso 17 novembre, è stato approvato il disegno di legge con alcune modifiche, ora si attende la seconda discussione a Montecitorio.

È fondamentale che la nuova legge sindacale percepisca la sentenza 120 del 2018 della Corte Costituzionale che stabilisce quanto segue:

La Corte costituzionale ha dichiarato parzialmente fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 1475, comma 2, del Codice dell’ordinamento militare nella parte in cui vieta ai militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale. Resta fermo il divieto di “aderire ad altre associazioni sindacali”.

La specialità di status e di funzioni del personale militare, ha però puntualizzato la Corte, impone il rispetto di “restrizioni”, secondo quanto prevedono l’articolo 11 della CEDU e l’articolo 5 della Carta sociale europea. Restrizioni che, in attesa del necessario intervento del legislatore, allo stato sono le stesse previste dalla normativa dettata per gli organismi di rappresentanza disciplinati dal Codice dell’ordinamento militare.

Purtroppo ogni settimana ci sono numerosi suicidi di appartenenti a questi Corpi, che presi da forme di disagio sociale e sconforto decidono di togliersi la vita.

Senza tenere conto che ormai ogni giorno i pronto soccorso sono pieni di uomini e donne feriti e umiliati da atti di violenza inaudita, perpetrati nei loro confronti da soggetti violenti che non hanno alcun rispetto delle leggi e delle istituzioni.

Per questi motivi e altri ancora i sindacati sopra elencati auspicano ad una legge che possa permettere a chi rappresenta il personale di tutelare le condizioni di lavoro, la dignità e l’integrità degli operatori, consegnare al Paese, Forze di polizia e Forze armate che vivano ed operino in contesti più democratici, ovviamente senza far venir meno il livello e l’efficienza dei servizi forniti alla collettività.

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