Intervista con il cantautore di Cotone che parla del suo nuovo singolo “Fragile”, e dell’attuale panorama musicale italiano
Per quanto possiamo sembrare e sentirci forti, non lo siamo, siamo come elastici, continuamente sotto pressione e rischiamo di spezzarci. Nel momento in cui io, sto per spezzarmi, mi accorgo che non sono l’unico in questa situazione, allora resisto un po’ di più. Fragile nasce per non sentirmi solo, per non sentirvi soli.
Sono queste le parole con cui Eliseo Chiarelli presenta Fragile, il suo ultimo singolo. Classe 1998, originario di Crotone, Chiarelli si avvicina alla musica fin da piccolo esplorando il mondo del pianoforte, della batteria e della chitarra. Nel 2017 esordisce con il suo primo EP da solista dal titolo EP senza nome completamente autoprodotto e nel 2018 esce il suo primo disco dal titolo Un po’ d’amore un po’ di rivoluzione, un album in tutto e per tutto indipendente in cui si alternano nostalgie di amori persi a riflessioni sulla società contemporanea.
Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio la sua visione artistica.
Che cosa distingue Fragile dai tuoi lavori precedenti? Come senti di essere evoluto rispetto alla pubblicazione del tuo primo EP nel 2017?
Credo che Fragile si distingua dalle mie altre pubblicazioni per il fatto di essere o almeno di sembrare un qualcosa di molto più intimo. Anche se dal 2017 ad oggi non è passato poi così tanto tempo, in questi anni ho vissuto tante emozioni, sentimenti, che hanno inciso sulla mia musica e sul mio modo di fare musica. C’è stata sicuramente una evoluzione in termini di scrittura dovuta anche alla crescita culturale proveniente dagli studi universitari.
A chi consiglieresti, in particolare, l’ascolto del tuo ultimo singolo?
A chi si sente sbagliato, a chi pensa di essere imperfetto in un mondo dove ogni cosa sembra debba essere perfetta. Questo brano si rivolge a queste persone, con l’intento di spiegare che le fragilità sono insite in ognuno di noi e che se ci guardiamo attorno e ci stringiamo alle altre persone queste debolezze possono essere tranquillamente superate.
A volte si dice che gli artisti siano persone più fragili di natura. Sei d’accordo con questa affermazione?
Sicuramente, gli artisti, che siano pittori, attori, cantautori hanno, forse, una sensibilità più spiccata rispetto agli altri, mi piace pensare che chi scrive una poesia, una canzone o chi dipinge un quadro riesca a vedere ed a “sentire” alcune cose che gli altri non vedono e non sentono. Se siano più o meno fragili, sinceramente, non saprei, anche se in effetti molti artisti (compreso me) usano la musica proprio per combattere queste fragilità.
Che cosa ne pensi della scena musicale italiana e come pensi di poterla arricchire?
Da qui a qualche anno addietro, con l’avvento dei social, credo che si possa parlare della nascita di una scena musicale per ogni città d’Italia. I social danno la possibilità a tutti di mettersi in mostra, e questo comporta il fatto che vengono alla luce molti artisti che vanno al di fuori dei normali canoni della musica italiana. Se devo essere sincero, personalmente, penso di essere dichiaratamente all’interno dei chiari canoni cantautorali italiani, senza distinguermi particolarmente per un genere musicale o un tipo di arrangiamento, mi piace, però, sperimentare e non definirmi in un genere preciso, così da poter passare liberamente da un genere musicale ad un altro. La cosa che ho da offrire alla scena musicale italiana è semplicemente me stesso, le mie emozioni, i miei sentimenti.
Qual è la tua più grande ambizione artistica?
La mia ambizione è quella di poter fare ascoltare la mia musica a più gente possibile, senza un obbiettivo preciso, se dicessi che un giorno vorrei salire sul palco del Festival di Sanremo sarebbe troppo scontato.