Sotto la soglia A3 dal fiume romano si può attingere solo in caso di estrema necessità, ma resta irrisolto il problema della dispersione sulle condutture di acqua potabile
di Damiano Rulli
Ha suscitato grande scalpore e forte indignazione la notizia della potabilizzazione delle acque del fiume Tevere, come era logico accadesse.
Tante le domande che gli abitanti di Roma e provincia si sono fatti tra cui: è sicuro utilizzare l’acqua proveniente dal Tevere? Attualmente esce dai nostri rubinetti?
Facciamo i dovuti chiarimenti.
La delibera della Regione Lazio 276/2020 (che troverete in allegato a questo articolo) recita:
“che le acque del fiume Tevere – Roma – Grottarossa, sulla base delle risultanze analitiche ottenute dai monitoraggi effettuati da Arpa Lazio ai sensi dell’Allegato 2 alla parte terza, sezione A del decreto legislativo 152/2006, sono classificate in categoria inferiore ad A3, per il parametro conduttività e BOD5, pertanto tali acque possono essere utilizzate, in via eccezionale, solo qualora non sia possibile ricorrere ad altre fonti di approvvigionamento e a condizione che le acque siano sottoposte ad opportuno trattamento che consenta di rispettare le norme di qualità delle acque destinate al consumo umano”
Come noterete ad un certo punto viene detto che le acque del fiume Tevere sono classificate in categoria inferiore ad A3 ciò significa che, come riportato sul sito del Ministero della Salute (http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4249&area=acque_potabili&menu=acque):
“Le acque dolci superficiali, che presentano caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche qualitativamente inferiori ai valori limite della categoria A3, possono essere utilizzate solo quando non sia possibile ricorrere ad altre fonti di approvvigionamento; in tale circostanza, le acque devono essere sottoposte a opportuno trattamento per rispettare le norme di qualità delle acque destinate al consumo umano.”
Ne consegue che attualmente dai nostri rubinetti non sta uscendo l’acqua del Tevere!
Tale acqua però potrà essere utilizzata in casi estremi come ad esempio un periodo di siccità per il quale le normali fonti di approvvigionamento non permettono di soddisfare il fabbisogno delle popolazione. Per impedire l’utilizzo delle acque del Tevere bisogna risolvere un grave problema: le perdite nelle condutture dell’acqua potabile.
A Roma la dispersione nella rete di acqua potabile arriva al 40% circa come riportato in un’inchiesta di Openpolis che potete leggere qui: https://www.openpolis.it/le-perdite-di-acqua-potabile-sono-un-problema-nel-nostro-paese/
Per quanto riguarda invece i comuni del litorale romano la situazione è la seguente (FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat, ultimo aggiornamento: lunedì 1 Gennaio 2018):
COMUNE | Dispersione di rete di acqua potabile (% sul volume di acqua immessa in rete) |
Ardea | 31,69 |
Anzio |
60.49 |
Nettuno |
59.52 |
Pomezia | 19,59 |
Fiumicino | 44,42 |
A parte il comune di Pomezia, partendo da Anzio con il 60,49% di dispersione gli altri comuni del litorale romano presentato delle situazioni veramente critiche che vanno a discapito della popolazione.
L’acqua non è una risorsa inesauribile, va fatto tutto il possibile per impedirne lo spreco.