Sesta vittoria consecutiva dei biancocelesti che si portano al 4° posto con la Roma, ma per la Champions il risultato del derby per ora premia la compagine di Simone Inzaghi
di Massimiliano Bosco
Alla Lazio piace il buon formaggio e così dopo il Parmigiano di Coppa Italia si fa una bella scorpacciata di Pecorino Sardo, una prelibatezza sofferta perché la vittoria di ieri sera sul Cagliari per una rete a zero è stata più difficile di quanto si potesse pensare e prevedere. I sardi si sono presentati senza diversi titolari e Di Francesco coach ha così schierato una formazione completamente bloccata con 10 giocatori dietro la linea della palla, di fatto se avesse potuto avrebbe direttamente assunto degli operai edili per innalzare muri e barricate, come il miglior Trump, per fare in modo che la sua squadra raggiungesse l’obiettivo di portarsi da Roma oltre che un souvenir del Colosseo anche uno striminzito quanto salutare punticino.
Ma di salutare ieri sera tra la pioggia battente, le imprecazioni perché la partita non si sbloccava e l’umidità, non c’era molto. L’unico che è riuscito nell’impresa di salutare qualcuno è stato l’immenso Re Ciro Immobile, che alla cara mogliettina Jessica ha dedicato gol, saluto e bacetto. Una rete non pulitissima, sporca, ma pesantissima, i classici gol che fanno capire quanto una squadra sia cresciuta e sia diventata una compagine matura.
Quel gol ha permesso alla squadra romana di agganciare i “cugini” giallorossi e di posizionarsi al quarto posto a due punti dalla Juve e di arrivare alla sfida di domenica prossima contro l’Inter delle 20.45 in salute e con lo spirito giusto.
Serata da incorniciare per alcuni giocatori diventati dei veri e propri simboli come Leiva, partita mostruosa, secondo me in campo c’erano pure i cugini biondi di Tor Bella Monaca, perché ad un certo punto si vedevano Leiva dappertutto che andavano a fare recupero crediti in tutte le zone del prato. Poi La Bandiera Radu, un autentico ragazzino che ha bloccato ogni tipo di tentativo di bucare quella fascia da parte degli attaccanti rossoblu.
Radu è una bandiera, parla romano meglio di Franco il carrozziere del Pigneto e ama la Lazio come fosse sua moglie, questo a dimostrazione del fatto che quando si parla di simboli il concetto che debbano necessariamente essere romani è una leggenda ridicola che è alimentata da puerili convinzioni frutto di visioni mistiche dovute a digiuni ininterrotti di vittorie e trofei che portano inevitabilmente all’osservazione malinconica, rassegnata, triste e solitaria di una bacheca vuota ma ricca di polveri che nemmeno un tir di swiffer riuscirebbe a rimuovere.
Bravo anche Inzaghi, Simone, che ha cambiato un po’ la filosofia di gioco della squadra, mentre fino all’anno scorso la Lazio esprimeva un calcio a tutto campo, bello ma anche dispendioso di energie e non sempre proficuo, quest’anno lascia molto l’iniziativa alla squadra avversaria per poi ripartire con contropiedi velocissimi.
Inoltre ha inculcato ai propri giocatori che le partite si possono vincere anche 1 a 0 imbottendo la formazione, all’occorrenza e a vantaggio acquisito, di difensori e giocatori utili al contenimento e consolidamento del risultato.
Di Francesco, nel post partita ai microfoni di Sky, oltre a lamentarsi dei raccattapalle che perdevano tempo, ha anche affermato che aveva preparato la gara nella stessa maniera con cui aveva pensato la partita della Roma contro il Barcellona che vide i giallorossi battere i blaugrana per 3 a 0, solo che questa volta, davanti, aveva la Lazio….