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WHATSAPP, PRESTO LA PUBBLICITÀ?

Tra rumors e normative privacy prende forma l’alternativa alla tariffazione

di Damiano Rulli

Whatsapp ha raggiunto i due miliardi di utenti in tutto il mondo! Un numero enorme di persone.
Tutto questo grazie alla gratuità dell’applicazione, alla facilità d’uso, ai tanti servizi che da: invio messaggi, foto, documenti, video, messaggi vocali e la possibilità di fare chiamate e videochiamate e tutto ciò ripentiamo è gratis!
Come è possibile? Forse whatsapp utilizza i nostri dati come fa Facebook ed Instagram?
No! Nell’informativa sulla privacy che potete leggere qui https://www.whatsapp.com/legal/?lg=it&lc=IT&eea=1 chiaramente ci viene detto che whatsapp (appartenente al gruppo delle aziende di Facebook) non condivide con Facebook i nostri messaggi, le nostre informazioni dell’account e simili ne tantomeno conserva quello che scriviamo.
Però Facebook in futuro potrebbe utilizzare i nostri dati per portare la pubblicità su whatsapp!
È evidente ciò dall’informativa sulla privacy che ad un certo punto riporta questa frase sibillina:
“Oggi, Facebook non usa le informazioni del tuo account WhatsApp per migliorare le tue esperienze con i prodotti di Facebook o per fornirti esperienze pubblicitarie Facebook più pertinenti su Facebook”
Oggi. E domani?
In futuro Facebook potrebbe utilizzare il nostro account whatsapp per fornirci esperienze pubblicitarie più pertinenti….
È bene ricordare che nessuno da niente gratis, senza un tornaconto economico o di qualunque altro tipo. Logicamente è giusto che chi fornisce un servizio come quello di whatsapp ne tragga vantaggi però c’è una grande differenza nel mettere una pubblicità qualsiasi con l’utilizzare i nostri dati per un “esperienza pubblicitaria più pertinente”
Tornano in mente le parole del Prof. Zanero ( potete leggere la nostra intervista qui: https://www.mediafrequenza.it/2020/02/05/cyber-security-quello-che-tutti-dovremmo-sapere/) : “Non è che Facebook, Instagram, TikTok ci offrano i loro servizi gratis perché sono caritatevoli, ci offrono i loro servizi gratis perché noi non siamo i loro clienti, i loro clienti sono quelli che comprano l’accesso al loro circuito pubblicitario o l’accesso ai nostri dati. Non siamo clienti di un’azienda che non paghiamo, i loro clienti sono le aziende che li pagano.”
Godersi Whatsapp sperando che il più tardi possibile si venga profilati per “esperienze pubblicitarie più pertinenti” oppure accettare fin da subito tale ‘pertinenza’ per l’orientamento ai consumi di massa? Questo è il dilemma.

foto da HdBlog.it

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