Tra pop, easy listening e urban le tre artiste unite da un filo rosso per inaugurare una nuova estate musicale
Nella corsa alla vittoria del tormentone dell’estate, per cui partecipano pezzi prevedibili e maleodoranti del già sentito, ce ne sono altrettanti che meritano luci e applausi anche solo per l’onesto tentativo di uscire dai giardini della banalità.
E l’elenco non sarebbe neppure cosi’ breve, visto tutto il panorama indie che da qualche anno colora e diversifica il panorama musicale nazionale.
Ma qui ci concentriamo su tre voci femminili, fra le più interessanti nonchè portatrici di un bagaglio discografico non trascurabile.
Stiamo parlando di Rettore, Mietta e Anna Tatangelo, artiste per le quali negli anni si sono spesi fiumi d’inchiostro, quasi tutti nell’ottica di sottolinearne il talento e il carisma.
Tre personalità differenti, tre percorsi di vita singolari ma soprattutto tre impianti artistici assolutamente non confrontabili fra loro. Ognuna col proprio stile e cammino professionale.
In questa tarda primavera si sono riaffacciate sul mercato musicale con tre apprezzabilissime proposte e, guarda un pò, anche in questo caso con impronte decisamente diverse.
“Il senso del pericolo” di Rettore è un brano a metà strada fra il pop e l’easy listening, “Bang” di Mietta è indiscutibilmente dance e “Mantra” della Tatangelo è un pezzo pop urban .
Tutti e tre i pezzi con le carte in regola per diventare delle grandi hit dell’estate, per essere cantate, ballate, karaokizzate e soprattutto programmate dalle radio.
Ma, ahimè le grandi radio sono ancora una volta latitanti, anzi boicottatrici. Ormai è una vecchia e ridicola storia per la quale occorrerebbero almeno altri due articoli per argomentare su una vera e propria malattia dell’apparato della “comunicazione e promozione musicale” .
La pancia suggerirebbe di adottare una grammatica impetuosa ma qui preferiamo usare la ragione e sperare in un cambiamento.
Le belle canzoni sono belle canzoni a prescindere da interpreti e logiche che vadano aldilà del loro valore.
E quelle delle tre voci in esame di valore ne hanno, anche solo per il coraggio di voler rompere quei modelli imperanti che ci vedono almeno da un decennio a questa parte canticchiare sulle spiagge d’Italia motivetti furbi e privi di slanci creativi.