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FABIO CERQUETI, LA MUSICA DELLO STATO INTERESSANTE/INTERVISTA

Il chitarrista e compositore abruzzese pubblica il videoclip del suo nuovo singolo intitolato “Blues me” che anticipa un nuovo Ep in uscita a gennaio. L’incontro con l’artista per esplorare lo stato interessante delle sue produzioni.

di Davide Iannuzzi

La schiuma salata delle onde si infrange in rallenty sulla sabbia, e introduce il tema cristallino di un minimalismo sonoro che traccia pacate atmosfere di armonie interiori. Quasi come naufraghi di una quiete che sopraggiunge dopo la tempesta tre musicisti conquistano le loro posizioni in bilico tra contemplazione visiva del mare e cieca meditazione di un interiore mondo immaginario. Fabio Cerqueti lancia il tema di chitarra classica su una nota slide che annuncia l’anima blues di una carezza mediterranea raccolta dalla Lap Steel Guitar di Luca Mongia, mentre le percussioni di Morgan Fascioli ricostruiscono gli argini di un suono ancestrale che solca taglienti montagne di sabbia. Il musicista annuncia così l’uscita del prossimo Ep intitolato ”STATO INTERESSANTE” prevista per il 10 gennaio 2025 per PlayCab Production. Eppure prima di salpare sulla felice isola dell’Io mediterraneo Fabio Cerqueti ha navigato spesse volte tra le turbolente acque del Rock, del Funk e della Fusion, approdando su prestigiosi palcoscenici accanto a Loredana Bertè, Franco Califano, Massimo di Cataldo fino a Renzo Arbore, per non dimenticare frequentazioni internazionali del calibro di Tony Levin e Phil Palmer. La cifra tecnico/accademica deli’artista è nel tempo cresciuta assieme alle skills maturate attraverso i’osservazione attenta dei suoi maestri, facendo tesoro dell’insegnamento da loro ricevuto fin da giovanissimo, nel muovere i passi di allievo sotto gli sguardi compiaciuti di Rodolfo Maltese e Mario Schilirò. Ma oltre all’industria discografica Fabio Cerqueti ama evidentemente recuperare costantemente l’animo di un viaggiatore tra mondi evocati da impetuose emozioni.

E’ appena stato pubblicato il videoclip del tuo nuovo singolo intitolato “Blues me” che anticipa il tuo secondo Ep dopo Variabili dell’anima. Puoi darci qualche anticipazione?

Il nuovo EP dal titolo “Stato Interessante” uscirà il 10 gennaio del 2025 sempre per l’etichetta PlayCab. A differenza del primo EP “Variabili Dall’Anima” caratterizzato da un suono essenziale di chitarra e percussioni, quest’ultimo conterrà, oltre al singolo con la partecipazione alla Lap Steel Guitar dell’ottimo Luca Mongia, cantautore e musicista polistrumentista, un brano “Le piccole cose” dove c’è la partecipazione di un grande musicista, amico fraterno con cui ho condiviso più di 10 anni di esperienze musicali, Duilio Galioto, pianista nella band di Daniele Silvestri, Max Gazzè e Avion Travel. Nel brano in questione la chitarra e il piano si fondono quasi a diventare un unico strumento creando quell’alchimia che rappresenta in pieno l’amicizia che ci lega. La considero pura magia.

Poi troviamo altri 2 brani che richiamano il sound del primo EP, soprattutto “Ancora Fragile” brano molto intimo nato da uno shock emotivo, composta di getto in 5 minuti, così dall’inizio alla fine come si potrà ascoltare nella registrazione, espressione pura di emozioni e sentimenti, questa è l’ennesima dimostrazione del potere che ha la musica e di come ogni volta, nei momenti di buio, mi salva la vita!

Nonostante tu sia un chitarrista e compositore che ha sempre amato cavalcare l’avanguardia e l’elettronica si percepisce nei tuoi pezzi l’esigenza di un ritorno alle origini; la chitarra classica. E’ legato alla tua formazione primaria?

Forse sarà dovuto anche all’età ma in realtà negli ultimi anni ho riscoperto il piacere di suonare lo strumento acustico. Ho iniziato da piccolo con la chitarra acustica per poi passare all’elettrica e la classica invece l’ho utilizzata prettamente per gli studi al conservatorio. Adesso preferisco il suono delle corde di nylon con la loro morbidezza e il suono acustico e naturale anche se a volte mi diverto ad aggiungere effetti particolari soprattutto effetti di modulazione.

Le quattro tracce di “Variabili dell’anima” sono caratterizzate da una forte ricerca melodica e da minimalismo strutturale; che tipo di esperienza di ascolto vuoi che accompagni la fruizione dei tuoi lavori?

Chi ha ascoltato e ha apprezzato il mio primo EP, ha dato una definizione di musica evocativa, musica da colonna sonora ma al di là delle definizioni e della fruizione a me riempie di gioia il fatto che la mia musica arrivi a livello emozionale perché, come ho già detto prima, la mia musica esprime le emozioni che sento. Riuscendo a trasmetterle a qualcun’altro ne sono ben felice.

Nel corso della tua attività artistica hai maturato esperienze di produzione, di session man e di studio accanto a nomi come Loredana Bertè, Massimo Di Cataldo, Povia, Rodolfo Maltese e altri. Come hanno influito tali collaborazioni nel tracciato del tuo percorso?

In realtà ho cercato sempre di evitare il tipico lavoro da session man cercando nel più possibile collaborazioni più strette con i vari artisti, infatti con Massimo Di Cataldo ho avuto una collaborazione durata ben 11 anni con 11 tour e 5 dischi, con Franco Califano 2 anni intensi con 130 concerti e un disco. In ogni caso ogni artista mi ha lasciato qualcosa di positivo sia artisticamente che umanamente. Hai citato Rodolfo Maltese che è stato prima il mio insegnante, poi ho collaborato con lui sostituendolo sia in situazioni live che come insegnante in varie scuole di musica a Roma e lo ricordo con grande affetto perché è stato come un padre, e questo al di là di tutto rimane un ricordo indelebile. Inoltre vorrei citare due esperienze che mi hanno lasciato tantissimo a livello musicale, la prima con Phil Palmer in veste di produttore in un disco di Di Cataldo. Ho avuto la fortuna di imparare moltissimo da un chitarrista che ha suonato con grandi musicisti a livello mondiale (Eric Clapton, Dire Straits). L’altra esperienza anche se purtroppo indirettamente è con Tony Levin (John Lennon, Peter Gabriel, King Crimson) che registrò il basso nel disco di una cantante emergente, Veronica Lock, e io mi ritrovai a registrare le chitarre sopra il suo basso…Tony Levin una leggenda della musica. Per me una emozione indescrivibile. Tutt’ora quando leggo, nei credits dei dischi citati, il mio nome vicino al loro, mi vengono ancora i brividi!

Sembra che nella musica pop il ruolo del chitarrista sia sempre più precariamente in bilico, segno questo di un naturale cambiamento epocale o di un impoverimento culturale da contrastare

E qui il discorso si farebbe molto lungo. Diciamo che innanzitutto è cambiata la musica, il modo di farla e forse ancora di più il modo di produrla. Tutto questo ha fatto sì che la chitarra avesse sempre meno rilevanza nei brani. Poi sono cambiate le sonorità quindi a volte le chitarre ci sono ma con suoni che non riconosciamo come suoni classici di chitarra e quindi diventa sempre più difficile. Però, effettivamente, il ruolo della chitarra è cambiato e in generale si sentono sempre meno strumenti suonati da musicisti.

I tuoi lavori sono lontani dal mainstream, questo tipo di scelta risponde a una tua personale esigenza espressiva oppure c’è anche il tentativo di educare l’ascoltatore medio a un tipo di ascolto più attento?

È semplicemente una mia esigenza nel senso che in passato ho composto brani pop con musica e testo oppure soltanto musica dove il testo è stato scritto da altri però era solitamente condizionato dalle richieste del mercato discografico. Adesso è diverso, non ho nessuna pressione, quando compongo i brani che nascono fondamentalmente con la sola chitarra mi ritrovo assolutamente libero di esprimere quello che sento e come ho detto prima i miei brani nascono sempre da uno shock emotivo altrimenti se non c’è quell’intensità al livello di emozione non sento la necessità di pubblicarli.

Dagli anni novanta ad oggi cosa si è guadagnato e cosa si è perso del panorama musicale, sia italiano che internazionale?

Allora, che ci sia il cambiamento a livello musicale è assolutamente naturale, c’è sempre stato, poi è normale, quello che viene dopo è sempre considerato qualitativamente inferiore a quello che c’è stato prima, però c’è da dire che sono i tempi di adesso che corrono troppo velocemente e brucia tutto in fretta. Del resto basti pensare a com’erano considerati qualche decennio fa i cantautori; veniva fatto loro un contratto di almeno 3 dischi per dar modo di costruire una propria identità musicale e dar tempo di maturare. Adesso è tutto cambiato, ci sono i talent, tutto e subito, il 99% di questi personaggi viene dimenticato ancor prima di capire se c’è un reale potenziale. Ma secondo me la domanda che dovremmo farci è…che ne sarà della musica con l’intelligenza artificiale, come cambieranno le produzioni e che ruolo avranno gli artisti, se la creatività avrà ancora un valore. Penso che ci sarà un grande cambiamento, una totale rivoluzione che segnerà la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra.

A livello distributivo che impatto hanno avuto le piattaforme digitali nelle abitudini di ascolto?

Anche qui pro e contro, si può avere accesso alla musica con molta più facilità, avere tanto, tutto e subito ma senza purtroppo avere il tempo per assimilarla e capirla…un mare magnum! In questo senso la tecnologia ha cambiato la fruizione della musica, ovviamente per le nuove generazioni è tutto naturale.

Come definiresti in sintesi il tuo linguaggio musicale, e come sei approdato ad esso?

Più che dare una definizione posso dirti qual’è la mia ricerca musicale…cerco l’essenza della musica senza troppi tecnicismi, virtuosismi, cerco la semplicità, non intesa come qualcosa di facile ma piuttosto di elementare, e soprattutto cerco nella musica una mia identità, qualcosa in cui mi riconosco e che mi rappresenti.

Ci sarà modo di vederti e ascoltarti in concerto ?

A volte capita di esibirmi in varie occasioni, ma molto sporadicamente, in vent’anni di attività da musicista sono arrivato ad essere quasi sazio dalle esibizioni dal vivo, negli ultimi 17 anni ho dato priorità alla didattica, mi occupo di educazione musicale nelle scuole dell’infanzia e nei nidi, un lavoro che mi riempie di soddisfazione e di motivazione, passare dagli ambienti musicali e dello spettacolo in generale a quello del mondo dell’infanzia dove c’è assoluta purezza, mi ha totalmente rigenerato!!

Poi in futuro chissà.

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