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ERISU, TUTTI I SEGRETI DI “HEAVY GODDESSES”/INTERVISTA

La rock metal band tutta al femminile racconta l’ispirazione del loro primo disco, tra mitologia e spirito di esplorazione

“Heavy Goddesses” di Erisu è un concept album audace che unisce rock e metal, esplorando temi di potere e femminilità attraverso dieci tracce ispirate a dee ancestrali. Ogni brano offre un’esperienza immersiva, grazie a sonorità moderne che richiamano le radici del rock degli anni ’70 e ’80. Le collaborazioni con artisti di spicco come Steve Sylvester dei Death SS e Andy Panigada arricchiscono ulteriormente il progetto, creando un’atmosfera potente e innovativa. Il viaggio culmina con “Lady Of Babylon” un epilogo straordinario che celebra la complessità e la forza femminile. Un album avvincente che invita a una profonda riflessione sulla divinità e sull’identità femminile.

In “Heavy Goddesses”, ogni brano è ispirato a una divinità femminile ancestrale. Cosa vi ha spinto a scegliere queste figure mitologiche come filo conduttore dell’album?

L’idea di scegliere divinità femminili ancestrali nasce dalla nostra profonda fascinazione per la mitologia e dal desiderio di esplorare temi legati al femminino sacro. Le divinità incarnano una forza primordiale, sia essa creatrice o distruttrice, simboleggiano il potere, il mistero e l’equilibrio tra forze opposte. Tutti temi che riteniamo profondamenti legati ad aspetti universali dell’esistenza umana.

Ogni divinità porta con sé un simbolismo molto forte. Avete trovato paralleli tra questi miti e le esperienze che vivete nella vostra vita quotidiana, o come band?

Assolutamente, i miti che abbiamo esplorato in “Heavy Goddesses” sono ricchi di simbolismi. Ogni divinità, appunto, rappresenta un aspetto dell’esistenza che, in qualche modo, si riflette sia nel nostro percorso artistico che di vita. Come band, affrontiamo continuamente momenti di cambiamento e di crescita, cercando di trovare il nostro equilibrio tra la necessità di evolvere e quella di restare fedeli alla nostra esistenza. Questo è un parallelo forte, ad esempio, con figure come Eris, dea della discordia e del caos creativo.

Il percorso dell’album sembra evolvere fino alla rivelazione finale con “Lady Of Babylon”. Potete raccontarci come avete immaginato la struttura narrativa e musicale che porta a questa “rivelazione”? È stata una scelta consapevole dall’inizio o si è evoluta naturalmente man mano che creavate i brani?

La struttura narrativa e musicale di Heavy Goddesses è nata in parte da una visione chiara fin dall’inizio, ma si è anche evoluta in modo naturale man mano che lavoravamo ai brani. Volevamo creare un percorso che non fosse solo una sequenza di canzoni, ma un vero e proprio viaggio concettuale, con un crescendo emotivo e simbolico. “Lady of Babylon” è una figura che incarna la complessità della femminilità, della ribellione e della conoscenza proibita. È una traccia che porta con sé tutta la tensione accumulata nel corso dell’album, offrendo una sorta di catarsi.

Collaborare con una figura iconica come Steve Sylvester deve aver aggiunto un peso creativo notevole. Come ha influenzato la sua visione il processo creativo e la vostra evoluzione sonora in “Heavy Goddesses”?

Prima di tutto, collaborare con una figura iconica come Steve Sylvester è stato per noi un vero e proprio onore e punto di svolta. Fin da subito Steve ci ha dato una grande libertà espressiva, ma allo stesso tempo la sua esperienza e il suo intuito hanno arricchito notevolmente l’essenza del disco.

E’ stato un vero mentore, e la sua presenza ha reso Heavy Goddesses un progetto più maturo, profondo e completo.

I Death SS hanno esplorato profondamente l’immaginario dell’horror metal. In che modo avete bilanciato le influenze più gotiche e cupe con la vostra ricerca di una sonorità più moderna e esplosiva?

Quando abbiamo iniziato a lavorare su Heavy Goddesses, sapevamo di voler prendere ispirazione da quelle atmosfere tipiche del loro horror metal. Il bilanciamento tra sonorità più “moderne ed esplosive” deriva dal fatto che è stato nostro intento mantenere un mood tipico dell’immaginario horror e occulto che i Death SS padroneggiano così bene, con sonorità sinistre, atmosfere dense ed estetica teatrale. Abbiamo introdotto synth, chitarre, ritmi ipnotici ma anche forti riff, sezioni incalzanti che, secondo noi, connubiano al meglio i due mondi.

Con ‘Heavy Goddesses’ avete aperto le porte al mondo della dea Eris. Cosa può aspettarsi chi continuerà a seguirvi in questo percorso? Avete qualche sorpresa in serbo?

Chi continuerà a seguirci può aspettarsi diverse novità, come sicuramente nuove date, sia italiane che estere! Oltre a ciò, lavoriamo continuamente su nuove idee e nuove forme di espressione che possano sorprendere e coinvolgere al meglio il nostro amato pubblico. Il caos, in fondo, è un elemento di continua trasformazione, e vogliamo che anche la nostra musica rifletta questa incessante evoluzione!

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