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RUGGIERO MASCELLINO E GAETANO RANDAZZO, L’ARTE DELL’INTESA/INTERVISTA

Dal 9 agosto 2024 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale “CINEMATIC CHANSON” (Kelidon Entertaiment), il nuovo album del fisarmonicista RUGGIERO MASCELLINO diretto da GAETANO RANDAZZO che raccontano i segreti di un progetto ambizioso

“Cinematic Chanson” di Ruggiero Mascellino e Gaetano Randazzo è un capolavoro che intreccia abilmente l’anima della musica cinematografica con l’eleganza della chanson francese. L’utilizzo innovativo della fisarmonica, strumento solista, trasporta l’ascoltatore attraverso un viaggio emotivo e vibrante, dimostrando una maestria rara nel trattamento degli arrangiamenti orchestrali. Il brano “Michel Legrand” è un tributo commovente che cattura l’essenza del celebre compositore con una delicatezza e una profondità che lasciano senza parole.

Benvenuti, Ruggiero e Gaetano. Complimenti per il vostro ultimo lavoro, “Cinematic Chanson”. Come è nata l’idea per questo album?

La fisarmonica è uno strumento assai unico e riconoscibilissimo tra tanti strumenti che suonano insieme, per il suo timbro, per le sue frequenze, e per la sua enorme capacità nel modellare la quantità sonora, che può essere aggressiva e dolcissima, con passaggi virtuosi accordali e rapide melodie espressive, grazie ad un grande range di combinazioni sullo strumento in grado di esprimere e soddisfare grandi qualità esecutive del performer. L’idea nasce proprio da queste caratteristiche dello strumento e il desiderio di Gaetano di comporre per fisarmonica solista e orchestra al fine di attrarre nuove generazioni di ascoltatori nelle sale da concerto. Il termine “Chanson” si è imposto da solo, e il suono della parola stessa ha suggerito il mood, la scelta delle citazioni e l’indirizzo stilistico dell’intero album.

Dunja Zoric ha prodotto l’album presso gli studios della Czech National Symphony Orchestra. Come è stata questa esperienza?

Gli Studios della CNSO hanno un’esperienza molto ben consolidata. Sono dotati di strumenti di registrazione di ultima generazione, di ingegneri del suono di grande esperienza, e soprattutto di professori d’orchestra di alto livello esecutivo. Dunja Zoric, che ha prodotto l’album, avendo lavorato per produzione pregresse sempre con orchestre, sia presso gli Studios di Praga che in altre realtà simili, ha ritenuto che l’orchestra CNSO fosse la più adatta a questa produzione. E, alla luce dei risultati ottenuti, la scelta effettuata è stata vincente, sia per l’aspetto professionale che per l’aspetto umano.

Ruggiero, in “Prelude et Tango” hai una parte molto virtuosa. Puoi raccontarci di più su questo brano?

Avevo chiesto un brano che potesse aprire l’album e che mettesse in luce sin da subito le peculiarità dello strumento. Gaetano compone “Prelude et Tango” che guarda la tradizione con le sue citazioni tematiche. La struttura del brano è estremamente rapsodica. La musica è strutturata al fine di dare spazio esecutivo al solista, che alterna momenti di grande liricità a virtuosismi strumentali. Il brano inizia con una cadenza della fisarmonica, e ne indica da subito il carattere, l’atmosfera e la direzione del viaggio immaginario che l’ascoltatore si appresta a fare.

Gaetano, nel brano “Michel Legrand” hai reinterpretato il leggendario compositore in modo molto personale. Qual è stata la tua ispirazione?

L’ascolto della musica di Legrand ha ispirato ogni nota. Lui ha composto per orchestra, per il cinema, suonava il piano con repertorio classico, e praticava molto bene il jazz. Ha scritto canzoni che hanno segnato la storia del pop. Auspico che il brano Michel Legrand possa dare un’idea concreta della genialità, dei colori compositivi e della dolcezza di questo splendido pluripremiato compositore francese.

Uno degli aspetti più interessanti dell’album è l’uso della fisarmonica come strumento principale. Quali sfide avete incontrato nell’adattare l’orchestra a questo strumento?

La Musica nel tempo rigenera gli stili, la grammatica, i compositori, i solisti, le “regole” da studiare molto bene, ma tanto bene da dimenticarle, ed è sempre Lei stessa promotrice di nuovi fermenti, innovazioni, generi, e tanto altro. Non c’è un trattato di strumentazione riguardo la musica con solista e orchestra, ma esistono le partiture, che rappresentano e dicono tutto. Dalle partiture storiche ci sono tutti i suggerimenti per “far camminare” al meglio la musica.

Per concludere, come pensate che il vostro approccio unico alla fusione tra musica cinematografica e canzone francese possa influenzare le future generazioni di musicisti e compositori?

Oggi, riguardo la musica, da più parti si indica il genere, il sottogenere, e tante altre specificità sull’appartenenza culturale di una canzone o di un album. Quindi prendiamo coscienza che c’è una necessità di categorizzare ogni cosa. In questo imbuto di comunicazione, specialmente sui social, non c’è spazio per un libero innamoramento per ciò che si ascolta, poichè, prima che il lavoro artistico viene presentato, deve rientrare in una categoria ben precisa. Di conseguenza, chiunque ascolterà una musica, lo farà per genere, avendo già un’idea del mood senza che abbia ancora ascoltato, di fatto, nemmeno un minuto della nuova traccia. A noi creativi rimane la sfida quotidiana di trasmettere emozioni, in un caos generale. Non ci resta, dunque, che curiosare nell’essenza di uno stile consolidato ed ereditarne il puro significato, tentando di “fotografarlo” tramite il processo che lo battezzaerà per sempre, e cioè la fase della “recording session”. A prodotto finito aggiungiamo un piccolissimo tassello utile alle future generazioni, stimolando loro, prima alla ricerca di quanto sia stato composto e prodotto, e poi alla realizzazione di nuovi progetti per giovani compositori e solisti. Servirebbe anche una legge che sostenga “ad hoc” che sostenga le produzioni. Questo aiuterebbe molto le future generazioni di artisti e la loro creatività.

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