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DYBALA E LA ROMA, UNA QUESTIONE DI FEELING

L’asso argentino nelle scorse ore ha rifiutato l’offerta da capogiro dell’Al-Qadsiah, facendo ancora breccia nel cuore dei tifosi giallorossi

di Damiano Rulli

Ieri ero al telefono con mio cugino romanista sfegatato e alla notizia dell’addio di Dybala alla Roma la frase che si siamo detti quasi all’unisono è stata: i soldi comprano tutto.

Grande amarezza nelle nostre parole, non solo perché tifosi della Roma, ma sopratutto perché pensavamo di essere gli ultimi romantici che credevano in un calcio antico, ormai quasi del tutto corrotto dai petroldollari e miliardi europei, dove la passione, l’attaccamento per la maglia, l’amore per i tifosi erano l’unica forza dominante nei calciatori.

Ricordo un caro amico romanista che andava a vedere le partite a Campo Testaccio da bambino, mentre mi raccontava la bravura di un terzino sinistro al quale davano come unico rimborso l’abbonamento ai mezzi pubblici, ma giocava con una passione e fervore che gli sono rimasti impressi nella memoria fino in tarda età.

Quando lo sentivo raccontare questa storia, non mi stancavo mai di ascoltarla e mi fece ravviare l’amore per il calcio ormai svanito a causa dei continui scandali e dei tanti giocatori mercenari amanti solo del denaro.

Ebbene, credo di non dire una cosa sbagliata, se affermo che il rifiuto di Dybala ai 25 milioni di euro annui messi sul piatto dagli arabi ha dimostrato che ancora esiste quel calcio degli anni 30 del secolo scorso fatto di: passione, attaccamento per la maglia, amore per i tifosi e, aggiungo io in questo caso, amore per una città che non ha eguali nel mondo: ROMA!

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