Disponibile in libreria e negli store online “L’ultima carta” (Morellini) il nuovo romanzo di Maurizio Zottarelli, l’autore milanese che racconta la storia di una vita affrontata dal protagonista come una partita a poker: il rischio di perdere tutto e la speranza di recuperarlo con gli interessi proprio all’ultima carta
È disponibile in libreria e negli store online “L’ultima carta” (Morellini) il nuovo romanzo di Maurizio Zottarelli, che, dopo “Il dodicesimo dito” (Bompiani 2008) e “Confini” (Morellini, 2020), torna con una storia ambientata nella Milano a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 dove la generazione dei figli della migrazione interna si trova sospesa, tra le promesse ben presto naufragate dei genitori e una realtà fatta di lavoretti e attività non sempre legali.
Sergio Corselli è un ventisettenne col pallino del gioco delle carte. Vive a Milano dove è cresciuto tra le vie della periferia, i bar, smargiassate e poker in compagnia. Da quel mondo però è uscito e si porta dietro solo un soprannome, si è laureato, ha avviato una piccola azienda di consulenza editoriale e cerca di farsi strada nella metropoli che conta.
Scopre anche un inedito di Shakespeare, ma le cose vanno come vanno e allora ecco che ritornano gli amici del passato a provare a dare una mano a un tavolo e in una partita decisiva.
Raccontando la periferia milanese di una volta, il suo pastiche linguistico nato dall’incontro tra dialetti dello slang di periferia e il registro alto di chi se ne è allontanato, L’ultima carta è soprattutto una storia di amicizia. Un’amicizia virile, non sempre leale e cameratesca dove il collante è costituito dal poker, dal gioco d’azzardo vissuto come vizio sociale e pericoloso che unisce il gruppo.
Lo scrittore descrive una Milano sospesa tra fermate della metro e bar di periferia, tra nebbia e tavoli di gioco che ricorda le atmosfere di Regalo di Natale, il famoso film di Pupi Avati.
In mezzo, Fiore, le sue donne (Laura su tutte, che lo inquieta e lo affascina), amici di cui non è sempre bene fidarsi e la consapevolezza di non appartenere veramente a nessuno dei due.