“Jim Morrison, ultimi giorni a Parigi” di Hervé Muller è il titolo del libro dedicato agli ultimi giorni del frontman dei Doors, in uscita per la prima volta in Italia mercoledì 13 settembre per Il Castello marchio Chinaski Edizioni
Secondo la ricostruzione ufficiale Jim Morrison morì il 3 luglio 1971 per arresto cardiaco, ma secondo l’autore critico rock parigino e amico del protagonista le cose non andarono così. Questa indagine realizzata poche settimane dopo la sua morte, partendo dai testimoni che con lui condivisero gli ultimi giorni di vita nella capitale francese, vuole fare luce su questa misteriosa e ambigua vicenda.
La ricerca passa al setaccio i verbali della polizia, i referti e le testimonianze della fidanzata Pamela. Le dichiarazioni degli amici Agnès Varda e Alain Ronay, del conduttore radio Jean-Bernard Hebey e del DJ Cameron Watson. Finanche le confidenze della cantante Marianne Faithfull, che in quel periodo si trovava a Parigi. Scavando nell’underground con le informazioni date per certe dagli spacciatori dei club che frequentavano proprio in quei giorni, Muller ne conclude che Morrison sia morto per overdose nei bagni della discoteca Rock’n’Roll Circus. Successivamente trasportato a casa e posizionato nella celebre vasca da bagno. Non un giallo, non un rapporto di cronaca nera, ma un sentito racconto di “quei giorni a Parigi” che diventano quasi uno “state of mind” per una figura del calibro di Morrison.
Il viaggio a Parigi doveva essere un nuovo capitolo della sua vita, un momento per dedicarsi alla scrittura e limitare gli eccessi. Un passo verso l’agognato anonimato prendendo le distanze dai Doors e più in generale dallo showbiz. Muller fa un passo indietro e ripercorre la sua vita grazie ai racconti di chi, Morrison, l’ha conosciuto veramente al di là dell’idolo internazionale che era diventato, suo malgrado. Le indiscrezioni dei compagni dei Doors Manzarek, Densmore e Krieger, si incrociano con le affermazioni del suo amico Frank Lisciandro e del manager Bill Siddons. Sono i rumors sulla controversa figura della “compagna cosmica” Pamela Courson, però, a chiudere il cerchio.
Gli abusi di alcool e droghe, la provocazione, l’anarchismo incontrollato stridono con la figura di un ragazzo di 27 anni che soffrì molto per non essere veramente riconosciuto come un poeta. Questi giorni a Parigi sono proprio l’apice di un percorso emotivo. Morrison confessa all’autore di voler sfuggire a quei demoni che lui stesso aveva creato, e dei quali aveva perso il controllo. La quotidianità è scandita da continue bevute, jam session occasionali e accese discussioni su cinema e letteratura. Un equilibrio instabile tra mito e realtà. Nella Francia dove cercava sé stesso, patria dei suoi amati poeti Baudelaire e Rimbaud, i suoi ultimi giorni sono sospesi tra sognanti progetti per il futuro e un impeto di autodistruzione nichilista. In questo scenario l’epilogo della storia è stato forse inevitabile.
Come, dove e quando sia morto realmente il “Re Lucertola” è solo un dettaglio.