Lo scrittore romano svela la chimica del suo primo romanzo intitolato “Mosaico”
Stefano De Sanctis è nato e vive a Roma. “Mosaico” è il suo primo romanzo, dedicato ai suoi due figli e ai tre nipoti. Ha collaborato come volontario con Emergency, è un appassionato – e mediocre (I nazionale) -giocatore di scacchi, ogni volta che può sale su qualche montagna.
Lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, Mosaico, edito da CTL Editore ed ecco cosa ci ha raccontato:
Come è nata la tua voglia di scrivere?
Mio padre è morto quando avevo undici anni, e io finii in collegio. La scrittura / diario fu allora, ho scoperto in seguito, il mio modo di curarmi da un lutto. Da un certo punto in poi la scrittura è diventata, e tuttora è, un grande piacere.
È stata, certo, preceduta dalla lettura. D’altra parte, raccontare storie pare sia la principale caratteristica che distingue noi umani da altre specie.
Che ingredienti servono per costruire una storia?
Per una risposta esauriente e generale ci vorrebbe un manuale… mi limito agli ingredienti presenti in Mosaico:
- un obiettivo: Giulio vuole trovare il padre scomparso, obiettivo che a mano a mano diventa capire chi è suo padre.
- le ambientazioni: per cercare il padre Giulio va in un kibbutz in Israele, incontra personaggi indefinibili nel miglior albergo di Gerusalemme, si sposta in Usa sul fiume Niagara.
- contrasti: Giulio con il padre, Ulderico (il padre di Giulio) con la moglie Ezia, Ulderico con soggetti pericolosi e sconosciuti
- sentimenti: l’amore misto a rabbia di Giulio per il padre, la gelosia di Giulio per il tradimento di Aurora, l’amore di Giulio e Sara, il dolore delle ex compagne di Ulderico, l’affetto di Giulio per la madre Ezia, la paura per pericoli imminenti e ignoti.
Quando finisci di scrivere un libro chi lo legge per primo?
Ho alcuni amici e amiche che hanno la pazienza di leggere gli stati di avanzamento e di darmi via via la loro preziosa opinione. Il lavoro finale lo faccio con un editor professionista, e il risultato è quello che va in stampa.
Ci parli del tuo romanzo dal titolo “Mosaico”. Qual è l’idea che ti ha portato a scrivere questa storia?
Avevo in mente la scena finale che, ovvio, qui non posso raccontare. Da lì mi sono chiesto quali strade avessero percorso i diversi protagonisti per incontrarsi lì, in quel modo, con quella conclusione.
Vi ho incuriosito?
Il protagonista è Giulio, un giovane di trent’anni che a un certo punto si trova a dover cercare il padre, di solito poco presente ma stavolta proprio scomparso. Durante la ricerca dovrà fare i conti con il fatto che le diverse testimonianze che raccoglie gli restituiscono una figura del padre totalmente diversa da quella che credeva di conoscere.
Cosa vuoi trasmettere ai lettori con il tuo nuovo romanzo?
Difficile rispondere. Scrivere è un piacere – non date retta a quelli che dicono sia una sofferenza – e vorrei che il lettore provasse piacere nel leggere.
Piacere dalla scrittura, piacere dalle vicende dei personaggi, dalla storia.
Non credo che un romanzo debba porsi lo scopo di dare messaggi o esprimere teorie della vita, mentre sono molto contento che in alcuni lettori, che mi hanno trasmesso le loro impressioni, il romanzo abbia mosso qualcosa, abbia indotto a qualche riflessione.
Uno delle più grandi gioie di scrivere? Quando un lettore trova nel romanzo qualcosa che io “non so” di averci messo, ma che riconosco non appena me ne parla.
Stai lavorando a dei nuovi progetti in questo momento?
Ho in mente qualcosa ma non sto ancora scrivendo. Stavolta ho chiara la struttura ma non ancora una storia, se non per piccoli episodi al momento scollegati. Il divertimento starà nella costruzione passo passo e nel rendere coerente l’insieme.