Scritto da Orlando Materassi e Silvia Pascale Il volume indaga il lavoro forzato degli Internati Militari Italiani (IMI) nel bunker Valentin, in Germania, un cantiere di morte nel quale persero la vita oltre 1.600 persone
Per la prima volta in Italia un volume indaga il lavoro forzato degli Internati Militari Italiani (IMI) nel bunker Valentin, in Germania, attraverso la ricerca e una ricca documentazione fotografica negli archivi federali tedeschi e quelli privati di Elio Materassi, un deportato sopravvissuto. Bunker Valentin. Lo sterminio nazista attraverso il lavoro forzato, pubblicato da Edizioni Chartesia nella collana Historica, è scritto da Orlando Materassi e Silvia Pascale ed è disponibile in tutte le librerie dal 22 dicembre.
Un cantiere di morte
Il bunker Valentin, considerato un’avanguardistica e imponente struttura all’interno della quale si sarebbero dovuti assemblare sottomarini U-Boot di tipo XXI di importanza strategica per la guerra navale tedesca, era un luogo di sterminio nazista attraverso il lavoro forzato, per la cui costruzione furono impiegati circa 12.000 schiavi di Hitler, sfruttati in molti casi fino alla morte. Prigionieri e lavoratori coatti di molte nazionalità, tra cui 6.000 Internati Militari Italiani, cioè i militari italiani fatti prigionieri dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, che si rifiutarono di aderire al nazifascismo e per questo furono deportati nei lager del Terzo Reich dove, senza tutela della Croce Rossa Internazionale, subirono violenze e sofferenze disumane per circa due anni. Saranno più di 1.600 i morti nel cantiere del bunker, tanto che l’imponente costruzione può essere considerata un enorme cimitero.
Elio Materassi (padre di Orlando), giovane soldato italiano fatto prigioniero dalla Wehrmacht il 12 settembre 1943 a Monza, venne prima deportato in Polonia e poi in Germania, nel lager Heidkamp II nella zona di Bremen-Farge. È in questo scenario di fame, freddo e morte che trascorrerà molti mesi, sfruttato come lavoratore forzato al cantiere per la costruzione del bunker Valentin.
Grazie al ritrovamento di documenti inediti tedeschi, si è potuto identificare il territorio come sede di lager creati appositamente per i deportati adibiti alla costruzione di questo enorme edificio. Le ricerche hanno evidenziato come questa particolare zona, finora poco studiata, non fosse soltanto un luogo di prigionia, ma un enorme campo di sterminio parcellizzato in campi satellite.
Una cooperazione per conoscere e ricordare
Lo studio degli autori è il frutto di lunghi anni di ricerca e approfondimento sul tema della memoria e del ricordo. La condivisione di percorsi con le autorità tedesche e la realizzazione di progetti per rendere giustizia al sacrificio dei nostri IMI hanno portato a una conoscenza storica e a un rapporto di amicizia basato sulla comprensione e sul dialogo. In quest’ottica il volume è stato realizzato dall’ANEI di Treviso grazie alle risorse del Fondo italo-tedesco per il Futuro, con il riconoscimento dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma e il Ministero degli Affari Esteri della Germania.