Parola di Anna Boggi Fasciani, avvocato del Foro di Avezzano (AQ), vent’anni e più di esperienza in materia di diritto della famiglia, che nei giorni scorsi ha pubblicato il libro “Coppie scoppiate. Come non farsi troppo male quando un matrimonio finisce”
Come rileva Adriano Squillante (notaio, avvocato e già avvocato di Forum, in onda su Canale 5 e Rete 4) nella prefazione, l’autrice ricorre spesso a parole e similitudini belliche per descrivere l’impatto e le conseguenze drammatiche dei complessi percorsi giudiziari e umani, perché sono le più appropriate per raccontare ciò che avviene con la fine del matrimonio.
In Italia separazioni e divorzi sono in costante aumento dagli anni Ottanta. E rappresentano per le persone coinvolte una delle principali cause di stress, in grado di compromettere durevolmente la serenità e spesso anche la salute.
“Coppie scoppiate” è un vademecum dedicato soprattutto a chi si trova ad affrontare una separazione o un divorzio o sta meditando di farlo. Il libro si propone di favorire nel lettore la consapevolezza delle difficoltà che lo attendono, affinché possa affrontarle con un approccio corretto, senza false aspettative, e riguadagnare prima possibile il benessere e la serenità perduta. Non solo. Il volume, esponendo le difficoltà legate alle battaglie legali e allo stress psicologico, intende rivolgersi anche a quelle coppie che possono ancora salvare il loro matrimonio, magari scoraggiandole dall’intraprendere un percorso così doloroso a cuor leggero e senza aver riflettuto bene sulle conseguenze. La sua lettura, inoltre, si rivela utile anche per avvocati e addetti ai lavori che possono ricavarne spunti e suggerimenti interessanti per assistere al meglio i loro clienti nei percorsi giudiziari.
Anna Boggi Fasciani, infatti, non parla (solo) di diritto. Affronta con grande sensibilità e umanità tutti quegli aspetti squisitamente personali, affettivi, psicologici di cui non c’è traccia nei manuali e nei codici. Ma non per questo meno importanti. Come ad esempio, il modo di comunicare ai figli la fine del matrimonio, la sofferenza dei nonni, le tensioni tra le famiglie di origine, l’essere vittime e carnefici del partner nello stesso tempo, l’affidamento degli animali da compagnia, i rapporti con l’ex che si è rifatto una vita; le feste che rinnovano le lacerazioni del tessuto familiare, fino alle implicazioni di natura patrimoniale che non mancano di ripercuotersi sul tenore di vita delle persone coinvolte.
«Un matrimonio che finisce – scrive Anna Fasciani nell’introduzione – esprime un contesto conflittuale che mette a nudo le pieghe più intime della vita di due perfetti sconosciuti; i fascicoli di separazione e di divorzio contengono i sentimenti, i giorni felici, i sogni interrotti, la delusione, la rabbia, le vendette, le contese delle famiglie di origine che, sebbene non compaiano direttamente, sono spesso il substrato umano e il contesto di riferimento su cui si gettano le fondamenta di un matrimonio destinato a finire male».
Il testo si articola in due parti, seguite da un epilogo e da un’appendice normativa.
La prima parte, “La legge, i tribunali e l’esperienza”, oltre a far opera di chiarificazione concettuale tra le opzioni disponibili per il cliente, mette in scena il dramma del matrimonio che muore. Se il momento fatidico in cui il cliente varca la soglia dello studio di un avvocato matrimonialista o divorzista rappresenta l’antefatto, è solo con la famosa lettera del professionista recapitata alla controparte che il dramma vero e proprio ha inizio. Nelle fasi successive emergono in primo piano gli aspetti connessi all’affidamento dei figli minori, all’eventuale determinazione dell’assegno di mantenimento per il coniuge più svantaggiato, al contributo di mantenimento per i figli, all’assegnazione della casa coniugale, all’eventuale divisione dei beni oggetto di comunione legale, fino alla regolamentazione delle obbligazioni contratte dai coniugi durante il matrimonio. Non mancano, peraltro, le riconciliazioni da parte dei cosiddetti “pentiti del divorzio”, che sono più frequenti di quello che si possa credere.
Nella seconda parte, “Scene da un matrimonio che finisce”, l’autrice riporta alcune storie reali, rielaborate in modo da garantire l’anonimato dei protagonisti: casi-limite che ha trattato nel corso della sua lunga esperienza e da cui ha tratto insegnamenti professionali ma anche stimolanti riflessioni sui limiti della giustizia. Che può tutelare i diritti, ma non può imporre l’amore.