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CATERINA PONTI, IL DELICATO SUONO DEI FRAME

Reduce da un biennio di grandi successi di pubblico e critica la regista sarda, che ha unito la lingua del suo territorio al Cantico delle Creature racconta i segreti di uno stile che si evolve tra fruizione immersiva e racconto armonico

di Davide Iannuzzi

Dal racconto pedagogico al documentario naturalistico fino alla ricerca estetica e sperimentale nell’ipertestualità religiosa. Il linguaggio multidisiplinare di Caterina Ponti ribatte a suon di cassa mediatica l’inarrestabile crescita di quello sguardo narrativo al femminile, che oltre i trend di costume e l’orgoglio di categoria diventa sempre più incisivamente materia solida di un tessuto narrativo globale. Il riscontro dell’eco mediatica da parte di molti tra i principali organi di stampa che le hanno dedicato spazio di grande visibilità, dell’intervista ne è solo l’incipit colloquiale. Il più oggettivo e appassionante approfondimento riguarda invece il viscerale richiamo territoriale dell’amata Sardegna, musa imprescindibile di espressiva esigenza, che accompagna uno stile narrativo in costante osmosi, sempre pronto a percorrere nuovi e inesplorati sentieri.

È stata tra le protagoniste delle ultime edizioni del festival sul cinema al femminile “Pianeta donna”: quanto pensa che sia cresciuto il ruolo della donna, con la sua capacità di indurre il suo sguardo narrativo nel mondo del Cinema e più in generale nell’autorato?

Ho partecipato, con grande piacere, raccogliendo consensi, entusiasmo e critiche favorevoli, alle due ultime edizioni, la 38ma (Marzo 2021) e la 39ma (Dicembre ’21), di “Primo Piano sull’Autore – Festival Pianeta Donna”, storica manifestazione diretta da Franco Mariotti. Sono stati selezionati due miei cortometraggi: rispettivamente, lo short in semi-animation sperimentale “Tobia il nostromo del tempo – Reboot Edition” cui la Giuria ha attribuito la “Menzione Speciale” con la motivazione “Per l’originalità del soggetto e della realizzazione a metà tra il racconto gotico e la favola avveniristica, con particolare riguardo all’impasto immagini-musica”, e, poi, “Su Cantigu de sas Criaduras de Santu Frantziscu de Assisi”, che ha stimolato curiosità ed attirato attenzione, essendo riuscita a “presentare” e far fruire il Cantico delle Creature del Patrono d’Italia, anche noto come Cantico di Frate Sole, in una versione inedita: infatti ho scelto di far recitare questo testo sacro trecentesco in lingua sarda. Per rispondere alla Sua domanda, penso che il ruolo della donna nel mondo del Cinema e dell’Autorato nel nostro Paese si stia via via elevando ed ottenendo strada facendo tanti giusti riconoscimenti e spazi diciamo sempre più ampi ed adeguati; la donna sicuramente sta conquistando anche maggior presenza e visibilità, con tributi di qualità e spessore rivolti al “gentil sesso” in ogni settore; oltre che nel mondo della cultura, del cinema e dello spettacolo, la donna è assurta a ruoli di prestigio nella politica, l’imprenditoria, la scienza, la medicina, lo sport, l’astronomia, dimostrando di essere assolutamente pari-livello all’uomo… Le conoscenze, le abilità, il know how, la creatività, la sensibilità e le potenzialità mostrate in ogni attività sono assolutamente equiparabili e di certo non minori rispetto a quelle dei colleghi “maschi”. Abbiamo sempre avuto e ne avremo ancora in futuro, molte cose da fare, da raccontare, da mostrare, da dire, ed in ogni caso, sappiamo come farci “sentire”!

Recentemente il Suo pluripremiato docu-film “Mediterraneo mare di vita” ha fatto il suo ingresso nella piattaforma Chili Tv; quanto il mondo del web incide, in positivo e in negativo, nella distribuzione di un audiovisivo?

Incide sicuramente… Durante tutto il periodo del “lockdown” con le varie ondate della “Pandemia Covid-19”, il web è stata una possibilità valida, sia per i film, che per i Festival e molto altro ancora… La rete ha aperto windows diciamo alternative ma di certo non sostitutive…Il mio corto “Tobia….” ha partecipato ed è stato proiettato in concorso al Festival “Pianeta Donna” su una nota piattaforma, perché appunto la manifestazione non ha potuto svolgersi in presenza nelle canoniche sale. È stata comunque una grande soddisfazione perché la sala virtuale andò sold-out, con un’ottima risposta anche del pubblico e degli addetti ai lavori da ogni parte della Nazione. Certo, il grande spettacolo “dovrebbe” essere vissuto e fruito “prima” e “primariamente” nei cinema e, poi, dopo qualche tempo, anche sul piccolo schermo di casa, come in passato è sempre stato… Quindi vanno bene i monitor dei pc e gli screens di laptop, cellulari, etc… Sono felice che il mio innovativo docu-film di edutainmentMediterraneo Mare di Vita” sia approdato circa un anno fa nella sua “The Director’s Cut” sulla piattaforma Chili Tv (disponibile sia in noleggio che in vendita, raggiungibile al seguente link: https://it.chili.com/content/mediterraneo-mare-di-vita-2013/20510d28-56a2-4a38-a205-0c01c4f61ece ), per altro in occasione del decennale dalla Sua prima apparizione; infatti nell’Estate 2011 iniziammo la tournee promo dell’opera partendo dalla mia città natia, Sassari… Per tale rinnovata disponibilità del film-docu, abbiamo proposto per la prima volta, in memoria dell’esimio Silvio Spaccesi, le immagini filmate durante quella che è stata, poi, la sua ultima performance: il Maestro ha recitato l’introduzione del docu-film, regalando una preziosa perla sia dal punto di vista recitativo che del doppiaggio… Un pezzo magistrale che ho nel cuore e nell’anima: l’incipit di Spaccesi mette davvero i brividi di piacere, e fa rivivere la magia delle fiabe dei cartoons della Disney… Era un artista immenso, persona indimenticabile, generosa…

Parliamo ancora di Mediterraneo: il documentario è stato girato interamente nel mondo sub marino senza alcuno stacco o inserto, quasi a non voler mai interrompere la magica continuità delle suggestioni visive. Una scelta rischiosa e coraggiosa; come è nata, e in seguito è stata elaborata questa idea?

La Sua osservazione è giusta. È stata proprio una mia idea compositiva ed una precisa scelta registica voler dare questa continuità e trasmettere alla stessa la magia, lo stupore, la meraviglia di questo elemento ed ambiente cui l’opera è dedicata ed ove è ambientata… Sin dalla fase ideativa, insieme al mio co-autore di sempre nonché executive e non in ultimo Ufficio Stampa e Marketing Manager Gianluca Nardulli, ho mentalmente prefigurato l’andamento, l’incedere ed il “ritmo” di quel che volevo proporre al grande pubblico come originale costruzione visiva e poi audio-fonica della parabola della vita nel mondo subacqueo; dal punto di vista tematico e contenutistico, ho prima abbozzato e poi scritto con Nardulli il progetto, sviluppando il soggetto, ampliando il trattamento e poi la sceneggiatura che dovevano essere sia didattici, che culturali e di puro intrattenimento; lo script era e sarebbe stato il parlato (poi recitato da voci femminili), le immagini subacquee il visual di come natura crea, la score l’ossatura musicale… Il fulcro era appunto la giusta commistione, il mix tra questi elementi tutti mirati ad accattivare, ad emozionare, ad incuriosire, a magnetizzare l’audience; direi che il suo crescendo è sempre stato pensato e realizzato poi materialmente per instillare il senso di meraviglia nello spettatore e far innamorare il fruitore del creato incontaminato, proponendo il tutto in un “format” inedito per l’Italia; sono e siamo stati i primi a concretizzare e lanciare ed attenzionare l’edutainment , la crasi di educational ed entertainment, proprio con questo film-documentario nell’arco di una lunghissima parentesi temporale, che credo non abbia precedenti: 10, quest’anno 11 anni di continua presenza sullo scenario collettivo. Questo tipo di narrazione di certo “non classica” e, direi, così particolare, dell’ambiente subacqueo vissuto, abitato, costellato di meravigliosi essere natanti è piaciuto a tutti, a grandi e piccini, sin dalle prime proiezioni in pubblico; ricordo che le sale e gli spazi ove lo abbiamo via via presentato (Teatri, Cinema, Auditorium, Aule Didattiche di Scuole, Istituti ed Università, Cripte e spazi ricreativi di Chiese), accolti con costante calore, cordialità e – ripeto – interesse, sono risultate sempre gremite. Ho ricevuto critiche e segnalazioni molto positive e complimenti, sia in pubblico che in privato: abbiamo collezionato una voluminosissima raccolta di recensioni, e menzioni stampa. È stato bellissimo, ed assicuro che è accaduto in ogni occasione, sentire e vedere le mani battere all’unisono, non solo per l’applauso finale (che non è mai scontato…) sui titoli di coda dell’opera, ma anche per andare a tempo durante gli screenings con le arie musicali composte ed eseguite da Al Festa, che ne ha firmato la Colonna Sonora. Inoltre mi onora ricordare, oltre la già citata partecipazione del compianto Spaccesi, il contributo quale sublime “voce narrante” di Eva Ricca; accanto a lei, Rita Carlini.

In fase di ripresa ha avuto sempre il controllo in tempo reale delle immagini?

Sono state realizzate tante ore di girato subacqueo… le riprese furono effettuate nell’arco di un lungo tempo, in diversi periodi e stagioni dell’anno ed in differenti spazi, bacini e profondità del Mediterraneo, negli specchi d’acqua e fondali sconfinati del Mare della mia terra natia, la Sardegna; nelle fasi di editing, ho scremato, ovviamente, in maniera funzionale e ritengo che la parabola della vita ideata, scritta e da noi ambientata sotto il livello del Mare Nostrum, che avevamo attentamente progettato e scalettato con Nardulli, sia ben articolata e narrata nei suoi 80 minuti…

Nella foto, Caterina Ponti in piedi tra Gianluca Nardulli (a dx) e Al Festa (a sx)

Si dice sempre che in fase di montaggio un’opera venga reindirizzata da quello che le immagini a disposizione suggeriscono; ce ne sono state alcune che ha dovuto a malincuore sacrificare?

Avevo le idee molto chiare e quindi con il montatore ho “sacrificato poco”… Più che altro ho scelto, cioè attentamente selezionato, quelle specie, razze e tipologie di abitanti degli abissi mediterranei che ho ritenuto più accattivanti, cogliendone ed evidenziandone particolari ed atteggiamenti distintivi, esseri oltre che affascinanti, “originali”, anche dal punto di vista della resa visiva; ho dato – direi – più spazio a quelle creature che a mio parere, tra le tantissime inquadrate e colte nel loro quotidiano e nel proprio habitat, nei loro guizzi e nelle poste in tana, potevano potenzialmente magnetizzare ed accattivare l’attenzione dello spettatore, desiderando proporre le performances di protagonisti nel modo più naturale possibile, riprendendoli senza disturbo alcuno come fossero attori “neorealistici” della vera storia della loro vita; per esempio, il Paguro Bernardo è diventato un beniamino; quando si rivela in tutta la sua bellezza e dolcezza, e schiudendosi dal suo carapace, muove le zampette come un direttore d’orchestra quando agita la bacchetta; ebbene, ha riscosso sempre un enorme successo ed ha stimolato la gioia ed i sorrisi soprattutto dei più piccini. Qualcuno voleva addirittura coglierlo dallo schermo ove appariva quasi tridimensionale! E Festa ha creato anche per lui una musica a tempo e ad hoc veramente bellissima… Poi anche il polpo, ripreso e mostrato in varie età, dalla più giovane ed energica a quella più anziana e lenta, è divenuto una sorta di mascotte… Non in ultimo la medusa che fluttua come un luminoso lampadario fluorescente, che oscilla come quello di una discoteca che vibra sotto i potenti decibel… E anche qui il composer della colonna sonora ha sposato un brano dance… Inoltre, la lepre di mare che nuota quasi vola sinuosa come la magica creatura di una fiaba, e qui la score ne sonorizza l’andamento con un’aria che ricorda lo “Schiaccianoci”. Oltre a questa parade di esseri, di cui mai per altro sono stati alterati i colori, ripresi il più possibile ravvicinati e nel dettaglio, abbiamo incluso citazioni autoriali interfacciate con il visual. Tutto il docu-film è così… La nostra frase di lancio ne riassume i contents e ne rimarca lo spirito direi “immersivo”: “Immagini da Sentire, Musiche da Vedere”.



Una costante delle Sue produzioni sono le collaborazioni con il produttore esecutivo, co-autore, ufficio stampa e marketing manager Gianluca Nardulli e con il musicista Al Festa, autore delle musiche; su cosa si basa l’alchimia creata con questi due stretti collaboratori?

Con Gianluca ci conosciamo sin da giovanissimi, da oltre trent’anni, e dal dì del nostro primo incontro, non ci siamo mai più “persi di vista”. Abbiamo sempre e costantemente lavorato insieme, sia allo sviluppo che alla realizzazione di tante opere di diversi format, nonché co-firmato soggetti, sceneggiature per corti, medi e lungometraggi, ed ora anche una canzone, da noi per altro eseguita, che sono proprio, inequivocabilmente, “tutte nostre”. Ogni lavoro fatto e firmato reca il nostro “trademark”. Inoltre, in passato, abbiamo collaborato sempre insieme anche a film e produzioni per lo più ma non solo hollywoodiane, contribuito a festival, e pubblicazioni, esperienze sempre gratificanti e soddisfacenti. Alberto l’ho conosciuto a metà degli anni ‘90, quando partecipai invitata alla preview del suo più recente film di allora, che stava mi sembra ancora ultimando, il giallo-thriller “Fatal Frames – Fotogrammi Mortali”, da lui scritto, musicato e diretto. Risponderei, in breve: “Squadra vincente non si cambia!”. L’alchimia si basa sul rispetto e comprensione, sulla condivisione di passioni ed interessi, sull’intesa in senso generale, sull’amore per il nostro lavoro, lasciando spazio alle reciproche sensibilità ed opinioni. Se si va d’accordo e se effettivamente c’è questa “chemistry” fatta di energie positive e propositive, basate anche sulle competenze ed eclettismo di ognuno dei componenti di un team, se si riescono cioè ad incanalarle ed esprimerle anche nel mondo dell’Arte, ne scaturiscono esperienze su cui sicuramente “credere” e sulle quali “scommettere”, sia dal punto di vista creativo che imprenditoriale. Ovvio, ci vuole tanta dedizione, attenzione, caparbietà e serietà.

Da “Mediterraneo…” passerei al Suo più recente lavoro, “Su Cantigu de sas Criaduras de Santu Frantziscu de Assisi”, ispirato al Cantico delle Creature. Ancora immersivo il carattere, questa volta nel misticismo e nella narrazione in lingua sarda; può parlarci di quest’opera?

Ci ho lavorato, di nuovo con Gianluca, l’anno scorso… Ad inizio Autunno del 2021, ci colpì la news sulla Sardegna che avrebbe offerto l’olio per la lampada votiva perenne sulla Tomba di San Francesco nella Basilica di Assisi; mi e ci venne subito l’idea di “tradurre” in immagini, con l’ausilio del parlato in lingua sarda, il Suo Cantico… L’ho voluto fare soprattutto perché in questa versione non mi risultava fosse mai stata fatta prima… Essendo devota del Santo da tempo immemore, e come me anche Gianluca, mi ha emozionato e commosso poter dare a questo immenso capolavoro che scava nell’anima ed arriva al cuore una sonorità ed una veste direi “particolari” in un corto dalle caratteristiche inedite; è stato assai bene accolto al già citato Festival di Mariotti, per altro qui presentato in anteprima, in presenza, in una sala dell’Umbria, a Perugia… Quindi una doppia emozione…

Coincide anche con un tentativo di sensibilizzazione e recupero di una spiritualità collettiva?

Per mio conto, direi di sì, anche come auspicio. In tutte le mie opere registiche, le realizzazioni produttive ed espressioni creative promosse e distribuite in questo settore, giornalisti e spettatori mi hanno detto d’aver trovato un alto tasso di spiritualità, una vena quasi “religiosa” nei temi, nella sostanza e nel messaggio che ne scaturisce. Sono attaccatissima a quelli che considero i veri irrinunciabili valori della mia esistenza, trasmessimi dalla mia famiglia, fulcri della rigida educazione e delle lezioni di vita che ho da loro ricevuto. Il film-docu “Mediterraneo…” è dedicato a mio padre Alessandro Ponti, il corto “Tobia…” a mia madre, Simonetta Sotgiu, la recente canzone “The Last Trip” al mio cagnolino Napoleone volato in Cielo…Nel senso spirituale di questo discorso, implemento proprio il legame e la continuità che sento con i miei cari che non ci sono più; come ulteriore piccolo ma per me importante esempio, la cover del mio romanzo “Il pericolo non è il mio mestiere ma mi segue come un’ombra” è la riproduzione di un quadretto che una delle mie sorelle aveva dipinto alle Hawaii; le mie realizzazioni sono l’espressione dei miei sentimenti, della mia interiorità e pensiero che credo traspaiano nelle opere che ho firmato; alimento e coltivo di continuo le mie più intense passioni ed interessi: non solo il cinema, ma anche il teatro, la lettura, la musica, la scrittura, la pittura, la scultura, la buona cucina, i viaggi, la scienza, la medicina, la ricerca… Ogni giorno che trascorriamo su questa Terra è un dono, ogni dì trascorso senza ringraziare il Cielo di esserci o senza far nulla, è un giorno sprecato, buttato… Le occasioni e possibilità offerteci dalla vita bisogna saperle coglierle ed apprezzare.

E’ invece dello scorso anno il corto di animazione “Tobia il nostromo del tempo”, un inno all’immaginazione fatto di scenari onirici e pedagogia; possiamo anche definirlo un risveglio alla capacità di sognare?

Senz’altro… anche un’esortazione a rimanere un po’ bambini dentro di noi, ritornando almeno col pensiero, oltre che coi ricordi, ad un’età sospesa tra realtà e caleidoscopici sogni…ed anche incubi spesso vissuti “ad occhi aperti”. “Tobia” scava nel profondo grazie al suo leit motiv onirico, e trasmette nelle varie scene ed immagini valori in cui molti come Lei hanno trovato anche un senso pedagogico… Ci sono iconografie e simbolismi sicuramente importanti… Io ho prodotto e diretto questo corto scritto dal versatile e poliedrico autore Paolo Di Orazio… Quando incontrai Paolo, mi mostrò questa favola gotica che aveva disegnato, dipinto a pastello su parecchie decine di tavole… Il corto è stata una lavorazione molto impegnativa, un’esperienza complessa ma penso ben riuscita. La musica che accompagna le gesta del piccolo Tobia, bimbo speciale, offre dal primo all’ultimo secondo le note di un ipnotico carillon. La “Reboot edition” si avvale della soave voce narrante della straordinaria Eva Ricca, notissima e bravissima doppiatrice ed attrice, con cui avevamo già collaborato in “Mediterraneo…”. “Tobia” è il primo corto del new format da noi creato e proposto in Italia, “Multi-visione”, rimarcato dalla frase di lancio “Quando l’Arte si Anima e l’Animazione diventa Arte”.

A proposito di buoni sentimenti e viaggi interiori, tra le Sue produzioni, sempre condivise con Nardulli e Festa, figura anche una canzone divenuta poi un virale videoclip; può parlarci di “The Last Trip” e della scelta di venire incontro ai linguaggi musicali più moderni, tra elettronica e tenui colori rap?

Quando è scomparso il mio meraviglioso e tenerissimo cane di razza shih-tzu Napoleone, è nata spontanea ed immediata “The Last Trip”… Io e Gianluca abbiamo scritto di getto, insieme, fluidamente, una “ode” sentimentale, una “dedica” in rima in lingua inglese indirizzata a questo fantastico cagnolino che per me era ed è stato – anche lui, come i miei precedenti compagni di vita a 4 zampe – come un figlio, sempre al mio fianco per tantissimi anni. Testo alla mano, ci siamo incontrati con Al Festa. Il text lo ha favorevolmente colpito. Per il nostro (mio e di Gianluca) “esordio” come cantautori, Festa ha realizzato ad hoc una musica che ci ha emozionato nel profondo: ci ha “preso” con il ritmo, le armonie, la corposità dell’orchestrazione ogni istante trainante e cadenzata. Ci ha conquistato con il sapiente uso e sequenza di sonorità che via via si sono anche arricchite, anche con l’abbaio di Napoleone messo a tempo nell’incipit iniziale… Ebbene, quel che è udibile ci è venuto, sotto la sua direzione, direi naturale; è stato come esprimere un moto interiore arbitrato dal cuore e partorito dall’anima, seguendo le istruzioni del Maestro, molto esigente. L’anno scorso, nell’arco dell’Estate 2021, abbiamo fatto un pre-lancio della canzone, postando su YouTube sul mio canale e diffondendo via Social due diversi video di backstage; il primo con immagini del mio cagnolino e vari frames di video delle nostre prove, registrazioni, sound check, (https://youtu.be/q1jku-6nlOY), con sottotitoli in inglese; il secondo (https://youtu.be/6Sc78TyKKVE), con sottotitoli in italiano, fruisce dell’integrazione di evocative ed emozionanti immagini girate in Sardegna, che è sempre fonte ispiratrice e per me, che vi sono nata, rinvigorente ed energizzante fucina di energie ed anche, appunto, di idee… oltre che foriera di ricordi soprattutto legati alla mia infanzia ed adolescenza. Poco prima della corrente Estate, la canzone è entrata nel mercato globale, poiché è stata distribuita dall’etichetta “Concertone” (https://youtu.be/EvE2RQSR1-s ); siamo quindi attualmente in promotion della release della nostra dog-love-song su ben 22 piattaforme/stores digitali, downloadabile in tutto il Mondo. Una bella soddisfazione, incrementata dai tanti bei commenti che abbiamo via via ricevuto.

Percorso parallelo alla regia non può che essere la letteratura. Due libri tra loro diversi: il racconto biografico di Sua madre intitolato “Ricordi ma non solo” ed il romanzo thriller intitolato “Il pericolo non è il mio mestiere ma mi segue come un’ombra”. Può parlarci di questi due lavori?

Condivido quanto da Lei qui posto nel quesito. Chi è o fa la/il regista non può non essere anche, “almeno un po’”, scrittore, autore oltre che avido lettore… La regia è di per sé una forma di “scrittura”. Essendo anche sempre stata “produttrice di me stessa”, ritengo che anche questa professione imprenditoriale sia vicina a quella autoriale: ognuno si scrive o cerca al meglio di scriversi il proprio percorso, personale ed anche professionale, anche se nessuno può nell’esattezza assoluta sapere come andranno certe cose, o cosa potrà accadere o ci riserva il domani… Ad esempio mia madre, Simonetta Sotgiu, scomparsa nel Novembre 2018, ha scritto in quelle che sono state poi le ultime settimane della sua vita, pur non sapendo che sarebbe venuta a mancare a scrittura da poco ultimata, questo suo toccante ed emozionante “racconto-spaccato” della Sardegna che non c’è più… Mi aveva espressamente chiesto di metterlo a posto, sia graficamente (lo ha affidato e fatto fare a Gianluca…) che editorialmente, e di stamparlo, pubblicarlo e diffonderlo esattamente nella forma che Lei ha messo nero su bianco, e così ho fatto. Mamma parla, ricorda e scrive non solo di parte della sua famiglia di origine, in particolare di Suo padre, mio nonno, Bartolomeo Sotgiu, grande avvocato, sardista doc, legato al partito sardo “Psd’Az”, amico di Emilio Lussu, imprenditore e giornalista – redattore capo del giornale sardista “Il Solco” -. Uomo dalla grande personalità e di enorme spessore ricordato e compianto non solo nella terra natia…come del resto, mia madre che ha lavorato ad altissimi livelli alla Corte Suprema di Cassazione, come Magistrato e Consigliere; è stata Vice-Presidente della Commissione delle Pari Opportunità Presieduta dall’On. Silvia Costa, fondatrice e Presidente dell’ Associazione Alma Cappiello ed ha preso parte a varie Associazioni di genere… E molto altro ancora. È stata attivissima fino agli ultimi suoi giorni… Il libro, che ha una photo-gallery con immagini in B&N da Lei scelte negli albums di famiglia, è una mia auto-pubblicazione; è stato distribuito in una tiratura limitata di copie de-luxe, ed è stato molto apprezzato… L’ho presentato in quella che era ed è stata per quasi trent’anni la sua seconda casa, la Cassazione a Piazza Cavour, di fronte alle Massime Autorità del Palazzo, a partire dal Presidente, alcune Sue Colleghe e Colleghi, mia sorella Elisabeth, esponenti della Stampa Nazionale ed anche Silvia Costa. “Il pericolo…” è invece un fictional thriller parzialmente ambientato nella “nostra terra”; è una vicenda molto avvincente, una trama appassionante; al centro di un vortice di fatti avventurosi sul filo del rasoio c’è una giovane ragazza sarda Gaia, arguta, intelligente e sportiva figlia di una famiglia in vista ed influente dell’isola, che dall’altra parte del Mondo, alle Hawaii, in vacanza, scopre per caso e coincidenza un terribile piano ordito da folli criminali, facinorosi e trafficanti di armi biologiche, intenti a produrre in un laboratorio un virus sperimentale mortale per l’uomo… Si può scaricare da lulu.com (https://www.lulu.com/shop/caterina-ponti/il-pericolo-non-%C3%A8-il-mio-mestiere-ma-mi-segue-come-unombra/ebook/product-1v97rg4q.html?page=1&pageSize=4). Avevo scritto questa ed altre storie nei primi anni ’90. Molto tempo dopo, ho deciso di pubblicarla… Oggi, con quello che è più recentemente accaduto, la realtà potrebbe aver superato la mia immaginazione…

Per chiudere, Le chiedo un pensiero sulla Sua madre terra: cosa potrebbe o dovrebbe ancora raccontare il Cinema della Sardegna, che ancora non sia stato detto?

Non è tanto quello che non è stato ancora raccontato dal “Cinema” ad interessarmi: è più che altro il modo in cui si può e potrà esprimere in futuro qualcosa, sia in questo campo che in ed attraverso altre forme di Arte, nonché in momenti di Cultura ed eventi di Comunicazione… La Sardegna è ricca di tutto: ha tantissimi km di meraviglioso mare, coste e di ridenti spiagge, alte montagne e verdi colline, fine rena contrapposta a possenti scogli e rocce, ha munifici terreni ed ampi campi; mostra i più svariati usi e costumi, molteplici tradizioni popolari ed espressioni folkloristiche (come balli e musiche), gustosissime ricette di cucina, dialetti che sono lingue diverse, animali di razze endemiche, fonti, terme, grotte, siti e musei archeologici… Ogni aspetto di quanto sopra può essere oggetto di approfondimento, studio e divulgazione anche attraverso i mass media. Essendo il mio spirito forgiato e generato in Sardegna, mi ha fatto sempre piacere prendere eventualmente ma non solo né esclusivamente spunto, ispirarmi cioè a qualcosa o qualcuno di questa terra che è benigna ma allo stesso tempo anche molto “dura”; e proprio da qui, la mia terra di origine, sono avvezza, con gioia e piacere, ad iniziare con Gianluca sempre al mio fianco, il percorso promozionale delle mie realizzazioni…

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