Contro le ricadute della condivisione compulsiva i consigli dal Garante per la Privacy
di Damiano Rulli
Un amico ha pubblicato una nostra foto che ci ritirare in un momento imbarazzante; un parente ha postato sui social un video di nostro figlio minorenne senza la nostra autorizzazione; abbiamo condiviso per sbaglio sulla nostra pagina social una foto che non volevamo venisse diffusa… Chissà quante volte ci siamo trovati in situazioni simili che ci hanno fatto arrabbiare, mettere in imbarazzo o addirittura cadere vittime del cyber bullismo.
Per ovviare a questo tipo di problemi il Garante per la Privacy ha pubblicato una guida (in allegato a questo articolo). Pochi, semplici e diretti suggerimenti che possono fare la differenza nella tutela della nostra privacy e della nostra famiglia: Pubblichiamo immagini di altre persone solo con il loro consenso. Potrebbero non voler apparire online o sentirsi in imbarazzo.
Inserisci nelle immagini tag con i nomi di altre persone solo se sei sicuro che queste siano d’accordo Rifletti bene prima di postare online foto o filmati Potrebbe poi essere molto difficile eliminarli, soprattutto se qualcuno li ha copiati, condivisi, o diffusi su altri siti o social network Controlla chi può vedere le tue immagini I principali social network consentono di scegliere se foto e immagini che pubblichi saranno visibili a tutti o solo a liste di persone scelte da te Controlla i tag con il tuo nome associati a foto e filmati.
Alcuni social network consentono eventualmente di applicare scelte come: 1) bloccare l’inserimento di tag con il tuo nome nelle immagini postate da altre persone 2) autorizzare solo alcune persone a taggare le immagini con il tuo nome 3) ricevere un messaggio di avviso se qualcuno collega il tuo nome ad un’immagine, in modo che tu possa approvare o rifiutare il tag. Molte app richiedono l’accesso alle foto o ai filmati che conservi su smartphone o tablet Prima di autorizzare l’accesso, cerca di capire a quale scopo potrebbero essere utilizzate o diffuse le tue immagini. Il video esplicativo dal canale YouTube del Garante