Con il titolo di “Canto notturno ( di un papua errante nel Pacifico) il cantante siciliano affronta il tema dei cambiamenti climatici
In un’epoca in cui la devastazione ambientale antropica è sotto gli occhi di tutti, con conseguenze catastrofiche sul cambiamento climatico e sul futuro dell’intero Pianeta, la Musica, da sempre specchio dell’epoca di cui si fa portavoce, nonché veicolo universale di informazione, cultura e conoscenza, ha il compito di fotografare la realtà per tramutarla in nitidi scatti evidenti e tangibili, capaci di svegliare la coscienza dell’uomo e, di conseguenza, modificare il suo agire.
Ed è da questo presupposto che il talentuoso cantautore siciliano Roberto Rajmondi ha dato vita a “Canto Notturno (di un papua errante del Pacifico)”, una preghiera di note e realismo che racconta lo spaccato tristemente eclatante dello scempio a cui, la mano umana, ha sottoposto la Terra.
Malinconico, struggente e amaramente paradigmatico, il brano narra di un giovane abitante della Papua Nuova Guinea che, dinanzi all’immensità dell’Oceano Pacifico da cui la sua splendente isola è bagnata, avverte istantaneamente l’impercettibilità della sua esistenza commisurata alla vastità di fronte ai suoi occhi e, al contempo, si sente pervaso da una sensazione di sconforto e avvilimento, nell’osservare, con quegli stessi occhi, un imponente carico di rifiuti, riversati nella distesa d’acqua, la più vasta al mondo, dalla noncuranza e dall’insensibilità di una collettività che è solo all’apparenza simbolo del progresso.
Un’evoluzione al regresso che nel corso degli anni ha drasticamente mutato le connotazioni del Pianeta e su cui il protagonista della narrazione riflette, continuando a scorgere, tra gli scarti di una civiltà fittizia, la negligenza di una società che deturpa quotidianamente i luoghi che le hanno dato i natali – «anche se non ricordo, io sono nato in te» -, trasformando «tempeste antiche, i venti e le correnti» in un’«isola di plastica che copre l’orizzonte».
Scritto dall’eclettico Alberto Francesco Culotta e composto dallo stesso Roberto Rajmondi, con grafiche dipinte a mano dalla straordinaria creatività dell’autore che ne ha diretto anche il videoclip ufficiale – girato all’interno del Cinema Museo “Di Francesca” di Cefalù (PA) – e mix e master a cura di Davide Cesare, “Canto Notturno (di un papua errante del Pacifico)” è una ballata roots sinfonica, che intreccia violino e violoncello alla vocalità incisiva del suo interprete, nel tentativo di restituire innocenza al nostro sguardo abituato, quasi assuefatto, alla presenza di plastica e rifiuti in ogni dove, con la speranza di un impegno, concreto e costante, volto a sovvertire abitudini deleterie e distruttive, sostituendole con nuove consuetudini, rispettose del territorio e di tutto il tessuto sociale.
“Canto Notturno (di un papua errante del Pacifico)” sostiene l’operato di Plastic Free Odv Onlus (Website – Instagram), associazione di volontariato fondata nel 2019 con l’obiettivo di informare e sensibilizzare la collettività sulla pericolosità della plastica, liberando le acque dalle tonnellate di rifiuti che inquinano, deturpano e distruggono i nostri fiumi, i nostri ecosistemi e, pertanto, la nostra salute.