Pronti gli interventi umanitari, ma la crisi idrica fa avanzare l’ipotesi dell’esplosione pandemica, finora evitata
“Un disastro senza precedenti”, è quanto recita il primo comunicato uffiociale del governo delle Tonga dopo la violenta eruzione vulcanica sottomarina, responsabile dello tsunami che si è riversato sulle coste dell’Oceano Pacifico meridionale. . La cenere continua a sovrastare le spiagge creando ingenti danni a infrastrutture e abitazioni. Al momento il bilancio delle vittime è fermo a tre, e comprendono due donne e un uomo con età media di 55/60 anni.
Sempre nel comunicato del governo viene riportato che i danni maggiori sono stati registrati su due delle isole più piccole. Su una di esse le case sono state tutte distrutte mentre sull’altra ne sono rimaste in piedi due. L’isola principale di Tongatapu che conta circa 74 mila abitanti ha fatto registrare danni solo ad alcune abitazioni, ma sussiste il grave danno causato dalla cenere vulcanica alle riserve idriche, che ora potrebbe condurre a emergenze umanitarie, per il potenziale insorgere di malattie legate alla qualità dell’acqua disponibile e dell’aria.
Inoltre, la pandemia che finora a Tonga ha causato un solo caso di contagio potrebbe iniziare a propagarsi con maggior facilità. “Sono preoccupato dallo tsunami di Covid che potrebbe colpire Tonga”, ha espresso un alto diplomatico tongano a Canberra, Curtis Tuihalangingie. Nanaia Mahuta, il Ministro degli esteri neozelandese ha assicurato che un C-130, carico di aiuti umanitari quali acqua, generatori e kit igienici, sarebbe pronto a decollare alla volta delle Tonga. Ma già due flotta militare, la Wellington e la Aotearoa, si starebbero muovendo verso l’arcipelago con un carico di aiuti umanitari. La Aotearoa è attrezzata per produrre circa 70 mila litri di acqua al giorno grazie a un impianto che ha in dotazione per la desalinizzazione.