“Giocare un derby è un privilegio ma voglio ben altra ambizione. La Lazio? Per vincere domani abbiamo bisogno di una partita completa perché giochiamo contro una squadra di qualità. La prossima lite? Aspettiamo l’occasione giusta. Non devo essere io a cercare di litigare con la gente”
di Davide Iannuzzi
1000 partite, 119 derby, a Trigoria i numeri volano come le parole, ma alle facili e scontate affabulazioni col punto di domanda lo special one risponde con il solito stringente e risolutivo pragmatismo. “le parole possono volare come il vento ma sono quì per rispetto verso di voi. Le parole sono di circostanza”. Mourinho chiede fatti alla squadra, aggirando facilmente l’incomodo di dover rivelare soluzioni tattiche a chi si lascia sfuggire l’opportunità di avere notizie concrete circa la condizione psico/fisica della squadra. “Mi aspetto di giocare per vincere. Ma quando non vinciamo voglio uscire dal campo con la sensazione che i ragazzi abbiano dato tutto quello che potevano dare”.
Per qualcuno allenare la Roma è una sfida importante, perché considerata squadra meno forte di altri club allenati da Mou. Il mister non esita a precisare: “Una sfida diversa. Quando abbiamo parlato per la prima volta con la società sapevamo cosa volevamo. Quì non esistono dubbi. Quando non ci sono dubbi non c’è una sfida difficile da affrontare”.
Un tema imprescindibile, quello del turn over. Anche nel Tottenham Mou impiegò solo tredici giocatori nelle prime sette partite di campionato, soluzione che sembra ripetersi nella Capitale come un cliché: “arriverà il momento della rotazione. La mia opzione è ovvia. Abbiamo bisogno di stabilità e di fiducia. Molti che non giocano sono molto giovani. Mi sembra un processo normale”.