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E “SUL PIÙ BELLO” IL CINEMA TORNA A VIVERE

Si chiude la 38ma edizione di Primo Piano – Pianeta Donna, che premia il coraggio di vivere e lottare

Primo Piano – Pianeta Donna chiude i lavori con la proclamazione dei vincitori. Al termine delle quattro giornate del Cinema in modalità streaming la soddisfazione del Direttore Artistico e ideatore del Festival Franco Mariotti è quella di sempre, come nelle trascorse 37 edizioni di una rassegna mutata poi in competition, quando nei cinema ci si poteva ancora sedere, consumando il sapore delle luci di sala che si spegnevano e del proiettore che entrava in azione. Sembrano ricordi lontani da “vecchio” Cinema Paradiso, ma se la cara Settima Arte sopravvive alle pandemie, aggrappandosi con le unghie al muro della sopravvivenza, più di una ragione di speranza bisognerà pur trovarla. E Franco Mariotti rilancia sul tavolo della cultura e della progettualità con iniziative pronte ad esplodere non appenda anche i Dpcm avranno raggiunto la loro immunità di gregge. Che si riparta proprio dalla cerimonia di premiazione di questa edizione, in una sala vera con presenze reali? Anche questo è un progetto che vive contro le logiche del momento.

L’ingresso nella sezione Digitale di Gianluca Nardulli è stato, intanto, una delle iniezioni di nuova linfa per l’edizione del Festival che ha proclamato la miglior regia, quella di Alice Filippi, alla sua opera prima, e la miglior protagonista, Ludovica Franceschini per il film “Sul più bello”. Il viaggio della protagonista è quello di Marta, bambina che porta con se un carico di vita gravoso, fatto di irrisolti psicodrammi dovuti alla perdita dei genitori in tenera età e alla strenua lotta contro la fibrosi cistica, malattia notoriamente indirizzata all’aggressione degli organi vitali. Un approccio alla vita contagioso quello di Marta, che innalza un inno all’ottimismo e alla rivendicazione della dignità individuale indipendentemente dal disagio più circostanziato. La giovane ragazza è innamorata del magnetico Arturo, ambito ragazzo torinese verso il quale ella non non fa tramontare il suo sogno di conquista, quello che si traduce nella consapevolezza dei valori delle proprie diversità, dovessero essere anche di natura clinica. Un film fatto di dramma e leggerezza capaci di accarezzare le corde più sensibili di una solidarietà più vera e istintuale, ripulita di ogni retorica.

Photo by Gianluca Nardulli

Questi i premiati secondo le rispettive giurie:

La Giuria dei Lungometraggi, presieduta da Elizabeth Missland, è stata composta da Valerio Caprara, Janet De Nardis, Paola Dei, Steve Della Casa, Sergio Fabi, Giovanna Gagliardo, Giuliana Gamba, Massimo Giraldi, Catello Masullo, Fabio Melelli, Romano Milani, Cristiana Paternò, Caterina Taricano, si è così espressa: Migliore Regia Alice Filippi per “Sul più bello”; Migliore Sceneggiatura Emanuela Rossi e Claudio Corbucci per “Buio”; Migliore Attrice Ludovica Francesconi per “Sul più bello”; Migliore Fotografia Raquel Abellán per “Artemisia Gentileschi – Pittrice Guerriera”; Migliore Montaggio Carmen Giardina e Xavier Plágaro per “Il caso Braibanti”; Migliore Scenografia Francesca Bocca per “Sul più bello”; Migliore Costumista Rosanna Grassia – Costumepoque per “Oro & Piombo”; Miglior Trucco Romina Costantino ed Emiliano Ferrera per “Oro & Piombo”; Miglior Produttrice Donatella Palermo per “Faith” di Valentina Pedicini; Menzione Speciale a Mimmo Verdesca per “Alida”.

La Giuria dei Cortometraggi, presieduta da Lidia Vitale, ha incluso come giurati Maurizio Di Rienzo, Roberto Girometti, Cristian Marazziti, Massimo Nardin, Emma Nitti, Rossella Pozza, Paola Tassone, ha attribuito il Premio Miglior Corto a “Gas station” di Olga Torrico: storia di una ragazza con forti desideri creativi, in lotta per realizzare la propria identità.

– Il Premio Narrazione & Innovazione a “Di chi è la terra?” di Daniela Giordano che alla tematica ambientale unisce quello della disparità umana.

– La Menzione Speciale a “Tobia il nostromo del tempo – Reboot Edition” di Caterina Ponti, un corto tra animazione e pittura che punta i fari sulle paure e incertezze più ataviche dell’uomo attraverso il percorso narrativo di un bambino.

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