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GIANNI RODARI, CENTO E LODE

Dalla narrativa per bambini alla lettura partecipativa, l’intellettualismo dell’infanzia attraversa i labirinti della fantasia

di Paolo Marra

Cento anni fa nasceva il poeta, giornalista e pedagogista Gianni Rodari, era il 23 ottobre 1920. Lo scrittore piemontese ha posto al centro del lavoro letterario la fantasia quale referente empirico per lo sviluppo dell’individuo all’interno della società. Ad iniziare dalla rubrica “La Domenica dei Piccoli” all’interno del giornale “L’Unità” nel 1947 alla direzione de “Il Pioniere” fondato insieme alla giornalista Dina Rinaldi nel 1950 per poi riformulare il linguaggio narrativo rivolto ai giovani lettori con libri formativi come “Favole al Telefono”, “La freccia azzurra”, “Il libro degli errori”, “La Torta in Cielo”, “Filastrocche in cielo e in Terra” solo per citarne alcuni…

Con il volume teorico “Grammatica della Fantasia” del 1973- compendio delle leggi dell’invenzione narrativa al servizio dello sviluppo infantile- scardina l’idea di “processo creativo” quale insieme di meccanismi misteriosi appartenenti a pochi eccelsi poeti e letterati illuminati ponendolo all’interno della Natura Umana e, per tale motivo logico, insito in tutti noi: ogni individuo è in possesso del calco per riprodurre le infinite chiavi della “Fantasia” per aprire altrettanti spazi illimitati della propria immaginazione. Non siamo tutti artisti nella disamina di Rodari ma tutti abbiamo la capacità di “immaginare” per crescere e diventare uomini liberi- o meglio non-schiavi -“con tutto quello che ne consegue di felicità di esprimersi”. Un concetto afferito alla traduzione della quotidianità in parole al fine di renderla accessibile ai bambini, risvegliando di riflesso il “bambino” celato in ogni adulto.

Vince nel 1970 – unico italiano- il premio Hans Christian Andersen conferito come riconoscimento per il contributo dato alla letteratura per l’infanzia e la gioventù. Affianca fino alla scomparsa, avvenuta il 14 aprile 1980 all’età di 59 anni, alla narrativa incontri con bambini, genitori e insegnanti ponendo l’accento sul ruolo della lettura partecipativa all’interno della famiglie per rispondere insieme ai problemi attraverso diversi piani di lettura non precostruiti, al fine di cercare soluzioni condivise e ogniqualvolta diverse: in poche parole imparare a saper immaginare per costruire una società possibilmente migliore di quella presente perché come dichiara in un’intervista- “La fiaba“ è un modo per entrare nella realtà, anziché dalla porta dal camino, dal tetto, dalla finestra… il linguaggio dei bambini è fatto di immaginazione e pensiero logico”.

Un altro immenso scrittore del ‘900, Italo Calvino, cresciuto anche lui, ancora prima di imparare a leggere, fantasticando “dentro le figure” del giornalino “Il Corriere dei Piccoli” metteva- nello straordinario “Lezioni Americane”- in guardia dal pericolo di perdere la facoltà umana “di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi”, di perdere la facoltà di “pensare per immagini”. Sono due visioni che scorrono parallele e si completano allo stesso tempo quelle dei due scrittori, ancora attuali nell’amplificazione mediatica congestionata da eccesso di immagini virtuali sovrapponibili alla realtà a cui vengono esposte le giovani menti, limitando di fatto la loro possibilità di pensare liberamente. Infine, last but no least, in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, nel quale si presenta la necessità di riscrivere le dinamiche all’interno di un sistema sociale ripiegato su stesso, dobbiamo imparare, come ci ha insegnato Gianni Rodari con l’uso arguto del disincanto della “favola”, a saper prima di tutto immaginare il cambiamento partendo da un forte senso civico basato sulla “liberazione della parola”, per crescere “individui” responsabili del domani.

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