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MERCEDES, DONNA E MUSA FINO ALLA FINE PER GARCÌA MÀRQUEZ

Il sostegno, l’ingegno e la fedeltà. L’amata moglie dello scrittore che fu più di una compagna, a pochi giorni dalla sua scomparsa

di Paolo Marra

Nella travagliata stesura di “Cent’anni di Solitudine” una figura piu di tutte è stata, per lo scrittore Gabriel García Márquez, ispiratrice e ancora di una nave alla deriva nelle acque inquiete della paura del fallimento e della delusione: l’amata moglie Mercedes Barcha Pardo. Nata a Magangué, in Colombia, Mercedes conosce il futuro marito quando ha solo nove anni, nella farmacia del padre. Lui è di poco più grande, ne ha tredici. L’amore tra i due è a prima vista, destinato ad essere inestricabile fino alla fine dei loro giorni. Qualche anno dopo, nel 1955, Gabo in procinto di partire per l’Europa gli promette, al suo ritorno, di sposarla. E così accade, nel 1958.

Quando inizia la stesura, di quella che diventerà l’opera in lingua spagnola più importante dopo il “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes, lo scrittore colombiano è uno squattrinato giornalista di trentotto anni, con due figli e all’attivo quattro libri pubblicati. Battendo incessantemente i tasti della macchina da scrivere, determinato a compiere la missione “di scrivere una storia che nessuno abbia mai raccontato”, riempie di parole straordinarie una mole impressionante di fogli di carta. Chiuso in una stanza per diciotto mesi non smette di scrivere, dalle nove del mattino fino alle quattro del pomeriggio, dormendo pochissimo. Sempre accanto a lui la moglie Mercedes, tenacemente intenzionata a sostenerlo fino alla fine di quello che sembra un folle proposito, anche quando iniziano a vivere di scorte. Si occupa dei bambini, si prende cura della casa, convince i creditori ad aspettare diventando l’immagine riflessa allo specchio della pragmatica e tenace Ursula Iguarán , madre e protettrice degli infiniti legami di sangue della discendenza Buendía, raccontata nel romanzo.

Mercedes e suo marito Gabriel García Márquez

Durante quegli interminabili mesi, i due sposi, sono costretti ad impegnare le loro cose al monte dei pegni, tra le quali i preziosi gioielli ricevuti da Mercedes dalla famiglia, che a seguito di un attento esame di un esperto esaminatore, risulteranno di vetro. Ad agosto del 1966 il tomo, composto da 590 pagine dattiloscritte, è pronto per essere indirizzato al Direttore della Casa editrice Sudamericana. Come raccontato da Gabriel García Márquez “L’impiegato delle poste mise il pacco sulla bilancia, fece i suoi conti a mente, e sentenzio: “Sono 82 pesos”. Mercedes contò i biglietti e le monetine che le rimanevano nel portafogli e dovette affrontare la realtà: “Ne abbiamo solo 53″. Aprimmo il pacco, dividemmo i fogli in due parti uguali, e ne mandammo una a Buenos Aires senza chiederci come avremmo trovato il denaro per spedire il resto. Ci accorgemmo soltanto dopo che non avevamo spedito la parte iniziale, ma l’ultima. Prima che riuscissimo a trovare il denaro per inviarla, però, Paco Porrúa, il nostro uomo alla Sudamericana, ansioso di leggere la prima metà del libro, ci anticipò il denaro per spedirla…”

Il volo magico spiccato da una mente eccelsa nell’immaginario paese di Macondo, dove il racconto della stirpe dei Buendia diventa parodia della realtà insignificante del vagare dell’uomo nel mondo, è compiuto. Il “dovere rivoluzionario di uno scrittore di scrivere bene” è stato assolto, per essere lasciato alle generazioni future. La morte di Mercedes Barcha, avvenuta a 87 anni a Città del Messico, a sei anni da quella del compagno- scrittore, avvenuta nel 2014, è l’epilogo di un’avventura letteraria e umana straordinaria, trionfo solenne di un ostinato talento.

Stralci all’interno dell’articolo estratti da “Solitudine e comunità” discorso tenuto da Gabriel García Márquez (premio Nobel per la letteratura 1982) il 26 marzo del 2007 a Cartagena de las Indias, Colombia, all’apertura del IV Congresso internazionale della Lingua spagnola.

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