L’attore romano torna in scena e racconta i chiaroscuri di un mestiere non facile
di Davide Iannuzzi
Torna in scena a Roma dopo tre anni “Vita, morte e miracoli”, la commedia di amore e morte scritta da Lorenzo Gioielli e diretta da Riccardo Scarafoni, già acclamata nelle precedenti uscite da pubblico e critica per la forza simbolica sprigionata dei quattro personaggi chiave di un’ossatura che si riveste di dolore, forza, paura e amore. Sono i fili dell’ironia e dell’introspezione a muovere un racconto dinamico, caratterizzato da un forte feeling umano, verso la deriva dell’intolleranza e della diversità, diventando analisi sociale e cronaca dei nostri giorni. In programmazione dal 12 al 17 novembre al Teatro Cometa Off la piece avrà come protagonisti lo stesso regista Riccardo Scarafoni, Francesco Ventitti, Veruska Rossi e Fabrizio Sabatucci. Mediafrequenza ha incontrato l’interprete dell’elemento “Forza”, quel Dario interpretato da Fabrizio Sabatucci il cui ruolo determina l’ago della bilancia del racconto, l’elemento moderante che attutisce le cariche eversive dei comportamenti impulsivi prima ancora che si possano trasormare in patologie. L’attore romano dal ricciolo ribelle, Fabrizio Sabatucci, ha collezionato un considerevole numero di presenze televisive e cinematografiche, oltre che teatrali, lavorando con Carlo Vanzina, Ricky Tognazzi, Marco Risi e Ferzan Ozpetek, e ha sempre dimostrato di avere una forte presenza scenica basata su una non comune duttilità istrionica, e fisicità espressiva di iconici richiami.
M.F. Chi è Dario in Vita morte e miracoli?
Dario fondamentalmente è un buono, è una sua virtù, nello spettacolo è il personaggio concreto. Porta la verità in scena
M.F. Interpretare la forza è per te una sfida o un’attitudine?
Diciamo che avendo scelto di fare l’ attore devo avere la forza tutti i giorni per portare avanti questa vocazione e anche i miei progetti . Quindi sono abbastanza allenato
M.F. Cosa rappresenta il miracolo nella tua vita artistica?
il miracolo è fare quello che ho sempre sognato di fare, specie quando fai cose belle come recitare con i tuoi “ fratelli artistici” in scena in “Vita morte e miracoli”
M.F. Con Marco Risi, Ferzan Ozpetek, Carlo Vanzina, Riky Tognazzi e Giuseppe Ferrara un bel ruolino di marcia anche nel Cinema, considerando i tempi che corrono…
Grandi maestri direi, i tempi sono sempre più difficili diciamo, ma è tempo di portare avanti le proprie idee e i propri progetti
M.F. C’è un regista cinematografico che ritieni abbia valorizzato le tue doti istrioniche?
Mah, agli inizi direi Marco Risi molto vicino alle mie idee di cinema vero, di pancia, poi negli anni ho avuto la fortuna di lavorare con altri cito Manfredonia Simone Spada …
M.F. Ti abbiamo visto nel 2006 protagonista in “Il punto rosso”, film di denuncia di Marco Carlucci. Cosa rimane oggi nel cinema indipendente di quel rivoluzionario Richy Simeoni?
Il cinema indipendente è sempre importante nel nostro Paese per denunciare anche grazie a una certa sfrontatezza nello scrivere sceneggiature. Ci sarà sempre il cinema indipendente, tanto più oggi in quanto c è la possibilità di avere una certa visibilità attraverso piattaforme come Netflix e Amazon dove arrivano film che non hanno uscita in sala
M.F. Per te piccolo e grande schermo vivono lo stesso rapporto di antitesi che alberga nella critica popolare?
Un attore è un comunicatore, un’antenna, sia che lo faccia per la tv che per il cinema. Ormai non c è più quel confine netto di una volta
M.F. Ci sarà un momento in cui l’esigenza espressiva ti porterà dietro la macchina da presa?
Si credo di si, intanto sono partito dalla scrittura un film. L’ho scritto e ora vediamo di realizzarlo
Fabrizio lo conosco abbastanza bene e credo che la sua scelta sia maturata da diversi anni fa. L”ho conosciuto per la prima volta al paese natale dei nostri antichi padri. lo considero un talento e credo che la suaqualità migliore sia l’innata spontraneità. Quel film ” il punto rosso” lo ha portato a Fabriano dove vivo, al cinema Montini e li ho notato il salto di qualità interpretando quel ruolo. Forza Fabrizio, non ti manca nulla per continuare questo viaggio che ti appassiona tanto