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IL CANTO D’AMORE E DI LIBERTA’ DI ROSSELLA SENO

Attualmente in teatro con “L’amore nero” per l’ex vincitrice del Premio Ciampi in arrivo un nuovo disco

di Davide Iannuzzi

“Cantattrice” o “cantastorie”, così come lei stessa ama definirsi, la rossa di Venezia ha ormai da tempo intrapreso lo scomodo sentiero dell’impegno civile e della denuncia, solleticando attraverso l’arte la sensibilità popolare ai temi più caldi della della cronaca e dell’attualità come guerra e violenza sulle donne. Sono sempre più esigui gli spazi aggreganti per le voci che vengono dal basso e che cercano di sospingersi verso le vette della ragione ma per la Seno, con trascorsi cinematografici e televisivi in varie fiction come “Un posto al sole” e “Il bello delle donne” il talento istrionico e la vocalità vanno di pari passo per un comune focus; raccontare l’amore e la solidarietà per gli indifesi nelle sue infinite declinazioni. L’eleganza del doppio petto al femminile e le atmosfere baciate da reminiscenze d’avanspettacolo di “Cara Milly” dedicato alla poliedrica e amata soubrette piemontese Carla Mignone scomparsa circa quarant’anni fa si evolvono nel grido di dolore in “Puri come una bestemmia”, in un look più sensuale e ribelle come da viaggio musicale unplugged che Rossella Seno compie in doppia presenza chitarristica con Lino Rufo e Yuki Rufo per inneggiare alla sostanza dell’Art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, attraverso i solchi tracciati dai migranti e dagli zingari fino alle zone emarginate dei clochard e le pozzanghere di lacrime versate nell’agonia estenuante di un malato di sclerosi multipla che si vede negato il diritto alla morte assistita. Attualmente in Teatro dal gennaio 2019 con “L’amore nero” Rossella Seno, ancora in coppia con Lino Rufo, dipinge il mondo del femminicidio, la sindrome di Otello e la retorica del tormento sentimentale che fa sposare il finto alibi maschile in una forzata trasposizione delle più recondite fragilità del possessivismo. C’è molto da riflettere nel trasporto di una sequenza di canzoni del miglior repertorio cantautorale intervallate da monologhi introspettivi e formulazioni mentali di immagini rosso sangue, questa è cronaca, nel tempo e fuori dal tempo. Che lo spettacolo debba continuare oppure no.

M.F qual’ è il percorso che accompagna all’impegno civile un’artista con trascorsi di attrice drammatica ?

In verità nasco come cantante.. Sono cresciuta ascoltando Fossati, De Andrè, Guccini, ecc ecc..La mia direzione è sempre stata quella: musica d’autore, testi impegnati.
Senza un padre, (i miei si sono separati quando avevo tre anni), tutto sulle spalle di mia madre, costretta a crescere da sola tre figlie..Insomma, non ci è mai mancato l’essenziale, ma alcune difficoltà le abbiamo dovute affrontare.. Il mio amore verso la lettura e l’ascolto, la curiosità, questa fame di “sapere”, “conoscere”, “approfondire”, che non mi abbandona mai, probabilmente è una sorta di rivincita interiore verso una vita poco benevola da quel punto di vista. Poi si sa, è la vita che decide e a volte ti fa fare giri strani prima di arrivare al punto. Ma se tieni duro..
 
M.F.Nei tuoi due spettacoli “Puri come una bestemmia” e “L’amore nero” affronti una serie di dolorose tematiche sociali che investono il mondo degli indifesi, molto spesso protagonisti delle pagine di cronaca ma altrettanto facilmente dimenticati per via del consumismo distrattivo. Quale è il ruolo dell’arte e della canzone civile in tutto questo?

Ti rispondo con una frase di Victor Jara: “Io non canto per cantare, ma perché la chitarra ha sentimento e ragione, e anche se una canzone non può cambiare il mondo può contribuire a renderlo migliore, stimolando cuore e cervello..”

M.F. Esiste il rischio che una lettura artistica in chiave sociale possa scivolare nella retorica; quale è l’elemento che allontana i tuoi spettacoli da questo pericolo?

Porto in scena gli ultimi, quelli che stanno “al di là della vetrina”, perché sono una di loro. So come si sta. Cosa si prova. Quella stessa frustrazione e impotenza che tanto ci ha colpito in Joker, che null’altro chiedeva che essere “visto”, “ascoltato”, “amato”, e lo faccio, anzi lo facciamo, perchè condivido il palco con Lino Rufo, con testi di grandi autori (Bukowski, Rimabaud, ecc ecc) alternati a testimonianze di chi quelle tragedie le vive o le ha vissute davvero. Se la realtà è retorica…


M.F. Parlaci di come è nata l’idea di questi due spettacoli, dell’incontro con Lino Rufo e di come è avvenuta la selezione dei brani.

Lino Rufo oltre ad essere un grande chitarrista e autore è una persona di immenso valore. C’è affinità, condivisione di obiettivi. E’ stato naturale arrivare ad una collaborazione che è diventata sempre più stretta.
Inoltre sono la testimonial dell’associazione contro la violenza di genere“Ti amo da morire ONLUS”, di cui è Presidente la moglie, Srenella Sestito. E’ nata una profonda amicizia tra noi. Sono “casa” oramai.
La selezione dei brani? A seconda delle tematiche affrontate. A volte sono arrivati prima, altri di conseguenza.


M.F. Tutto questo risuona anche come un omaggio alla tradizione cantautorale italiana. Cosa stiamo perdendo di questo patrimonio?

Tutto, stiamo perdendo tutto. Pare sia un disegno voluto. Non ha vita facile oramai chi non fa la trap, o musica di facile ascolto, anche se ci sono manifestazioni di musica d’autore, ma che non danno certo la visibilità di un X Factor, o talent del genere.
C’è tanta roba inutile in giro, personaggi che durano il tempo di una stagione.. Nessuno investe sul nuovo se non ha la certezza del ritorno economico. Inoltre viene chiesto all’artista di provvedere anche al resto. Basti pensare che non solo i teatri, ma anche i locali oramai
adottano il pagamento delle serate a percentuale, in base “alla gente che porti”. Chissenefrega di ciò che fai, l’importante sono i cocktails che consuma il tuo pubblico.. Ovviamente parlo degli artisti meno conosciuti, che guarda caso spesso sono anche quelli più interessanti..
Ma anche “i big” stanno passando un momento di difficoltà.. molti hanno dirottato verso un genere più “commerciabile”…
La musica non è più centrale. L’arte non è più centrale.
 
M.F. Oltre che in teatro ti abbiamo vista in molte fiction televisive e in alcuni film. Ti chiedo di lanciare un messaggio di amore e uno di denuncia al mondo del piccolo e grande schermo.

E’ lo stesso che dò nella vita quotidiana: più attenzione verso l’altro. Più ascolto. Più impegno. Più cultura. Più arte.


M.F. Stai preparando un disco, puoi darci qualche anticipazione?

Il disco è già stato registrato, a Milano nello studio di Lele Battista. Uscirà a breve. Ancora una volta canto gli ultimi e un mondo in cui mi muovo con grande fatica, dove, come accennavi tu nelle domande, l’avere ha preso il sopravvento sull’essere. Si intitola “Pura come una bestemmia”. Grandi firme della musica d’autore e della letteratura. Il resto nella prossima intervista… (ndr. sorride strizzando l’occhio)

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