Di Davide Conti
“Sei veramente fortunato, lo sai? Non hai dovuto aspettare una vita per fare qualcosa di speciale”. A distanza di 3 anni dall’ultimo episodio di Breaking Bad torna Jesse Pinkman. Vince Gilligan scrive e dirige questo epilogo perfettamente in linea con i ritmi, le atmosfere e i contrasti di una delle serie TV più amate di sempre. El Camino ricomincia esattamente da dove eravamo rimasti, con un Pinkman devastato dalla lunga prigionia, segnato nel corpo e nell’anima da un susseguirsi di eventi che nell’arco di 5 stagioni l’hanno esaltato, trasformato, stravolto, masticato e sputato via in un’imprevisto atto risolutivo e fatale dell’amico e nemico Walter White.
Con questo film Gilligan ha voluto rendere omaggio a un personaggio il cui valore è cresciuto nel tempo, un personaggio che ha saputo farsi spazio e colpire nel cuore perfino dell’autore stesso, che inizialmente pensava di farlo uscire di scena nel giro di pochi episodi. Invece la sua spontaneità, la sua fragilità, la sua incapacità di risollevarsi e nonostante questo ritrovarsi sempre in gioco, il suo abbandonarsi graduale nel dolore e nella colpa hanno fatto di Jesse uno dei personaggi più complessi, più delicati dell’intera serie ma al contempo costretto, di volta in volta, a cedere il passo al fascino di figure più penetranti come Walter White, ad esempio, ma anche Gustavo Fring, Mike, Saul Goodman (che si è addirittura guadagnato una serie tutta per sé) e perfino Hank o il vecchio Salamanca.
Così questa volta Gilligan pareggia i conti restituendo a Jesse il ruolo centrale della storia, ruolo guadagnato con la forza e pagato in banconote di dolore. Decide così di dedicare un film intero tutto per lui, e lo fa alla grande.
Nei suoi 122 minuti Gilligan distribuisce ritmo e azione secondo lo stesso schema selettivo e vincente che ha adottato per Breaking Bad: lento nelle prime fasi per poi accelerare verso il finale fino alla chiusura asciutta, limpida, lineare e senza sbavature.
A differenza di Better Call Saul, che può essere apprezzato anche senza aver visto Breaking Bad, questo film non può prescindere dalla serie di cui è figlio. E’ di fatto il suo episodio conclusivo. Rimarrà deluso chi si aspetterà un’operazione nostalgica, celebrativa. Non mancheranno richiami del passato, ma mai spingendo sul pedale della commozione. Poi, chi è un po’ sensibile ed emotivo, non potrà non provare qualcosa di fronte alla breve inquadratura dei pezzi di nastro isolante grigio sulla fiancata di un camper fermo nel parcheggio di un tranquillo fast-food.