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BUFFA, IL CULTO DELL’EMOZIONE

A tu per tu con Nicola Buffa, chitarrista e ispiratore del Mediterranean Jazz Quartet.

Di Davide Iannuzzi

Se la parola “musica” dovesse avere un sinonimo questo è sicuramente “identità”. Nel gioco delle interpretazioni personali come in quello del recupero dei significati smarriti assorbiamo quotidianamente una quantità consistente di informazioni fuorvianti soggette a metabolismi coercitivi, inconsci, spesso istantanei e soprattutto venefici. L’imposizione del consumo che prescinde dalle reali esigenze, l’assunzione di modelli precostituiti che occultano il piacere della costruzione e della conquista corrispondono all’anagrafica del peggior influencer contro cui il mondo quella musica, quella portatrice di buona cultura, oggi deve combattere, e con armi e strategie deboli e obsolete. Ma perché mai la guerra del “disco” dovrebbe combattersi sul territorio delle vendite, dello share, accompagnati dal sostegno del consenso plebiscitario? Come sono lontani i tempi delle nostalgiche conquiste. Quando la festa iniziava nel momento in cui si metteva piede in un negozio di dischi, e dopo aver corrisposto una cifra che andava dalle undici alle quattordicimila lire tornavi a casa compiaciuto di quell’oggetto misterioso come un talismano, fragile come murano autentico e poi ci si immergeva in quel viaggio interiore e psicologico chiamato ascolto. Riapriamo gli occhi e di forte abbiamo un musicista che di tutto questo ne fa il proprio verbo, Nicola Buffa, chitarrista con trascorsi da session man ma da sempre dedito alla formazione musicale di giovani e meno giovani sulla base di un metodo di insegnamento che predilige il recupero dell’istinto musicale. Fondatore del Mediterranean Jazz Quartet si accinge a pubblicare il terzo cd a chiusura di una trilogia dedicata alla musica latina per estensione, popolare per autoctona accezione, contaminata di misurato jazz, quanto basta perché l’ascolto non suggerisca facili e banali affrancature. Dopo “Immagini di Roma” e “Sangue latino” che celebravano il denominatore comune delle diversità territoriali e l’estetica del respiro profondo l’attesa è tutta per il nuovo progetto, ancora una volta scandito da un ensemble in chiave acustica, come natura comanda.

il nuovo videoclip dal bano “Nostalgia” tratto dall’album “La musica dentro”

MF Parlaci del tuo nuovo lavoro in prossima uscita Il nuovo disco

Splendidamente registrato da Roberto Cola presso lo studio “Il Piano B, Progetti Sonori” ed ottimamente masterizzato da Fabrizio De Carolis presso il “Reference Studio”, vuole recuperare il senso dell’album concept. Negli anni ’70 gran parte dei prodotti discografici non commerciali erano fortemente caratterizzati da un unico “concetto” che permeava l’intera opera e che veniva espresso attraverso la successione dei singoli brani, con l’analoga logica di come si susseguono i vari capitoli di un libro. Questo conferiva al disco il pathos ed il senso di una storia ed anche i testi rispondevano poeticamente ad un autentico anelito narrativo. Nel disco “La Musica Dentro”, che vede come protagonista il Mediterranean Jazz Quartet, formato da Nicola Buffa alla chitarra, Mario Duchi al pianoforte e tastiere, Max Ottaviani al contrabbasso e Valerio Toninel alla batteria, percussioni e didgerjdoo, il concetto unitario è quello espresso dal titolo e lo spiego attraverso u’ episodio di vita reale. Un giorno di qualche anno fa mi trovavo davanti all’ingresso di una scuola dove insegnavo quando mi giunse la notizia della scomparsa della mamma della mia compagna di allora. Questa per me non era solo una signora che era deceduta, ma una persona che avevo accompagnato durante tutto il periodo conclusivo della sua esistenza per visite e controlli di ogni genere, entrando inevitabilmente in una grande empatia, al punto tale che riuscivo a farla ridere anche in frangenti non proprio piacevoli. La notizia ferale quindi mi ha toccato così profondamente che ho iniziato a piangere come un bambino. Pochi minuti dopo un uomo che passava a bordo di un’ape, mi ha notato, è sceso dal veicolo e mi sono accorto di conoscerlo, anche se più di un amico si trattava di un simpatico conoscente proprietario di un locale presso il quale avevo suonato e che quindi sapeva che ero un bravo musicista, lo salutai e lui vedendomi così affranto mi chiese: “Cosa ti è successo!?” Gli ho spiegato il motivo della mia commozione e sorprendendomi disse: “Caro Nicola, tu sei un uomo fortunato… perchè hai la musica dentro!”

MF Nei due precedenti dischi “Immagini di Roma” e “Sangue latino” emerge una particolare attenzione verso il recupero dell’identità mediterranea, cosa aggiungerà alla precedente produzione il disco in uscita?

Pur avendo il respiro ampio che connota l’opera di un musicista italiano aperto al mondo, i primi due dischi avevano comunque una collocazione strettamente legata al nostro territorio, ma essendo il sottoscritto un’artista apolide e molto curioso, rispettoso delle sue tradizioni ma capace di accogliere senza tema tutte le contaminazioni possibili, mi sono appropriato di stili e stilemi che caratterizzano la musica delle varie etnie legate in qualche modo al bacino del mediterraneo, filtrandole attraverso la mia sensibilità, al fine di creare un disco che tutti nel mondo possano “sentire”, ascoltare ed apprezzare. E’ un dato di fatto che la musica sia l’unico linguaggio veramente universale.

MF Produrre un disco oggi è relativamente alla portata di molti. La distribuzione però sembra inasprirsi sempre di più. Dove nasce e come si combatte il problema?

Producendo di meno ma con grande qualità e soprattutto restituendo alla musica non commerciale il suo antico significato di oggetto di culto, non di consumo.

MF Quale dovrebbe essere il contributo delle politiche territoriali per favorire lo sviluppo degli artisti indipendenti?

Lo stato deve finanziare i progetti di respiro culturale e deve eliminare le inutili e deleterie gabelle della SIAE.

MF Parliamo delle piattaforme social: credi nel loro potere, oltre il distratto riscontro di qualche like?

Per esperienza personale dico che internet è uno strumento eccezionale se viene utilizzato intelligentemente e con cognizione, grazie a questo strumento la mia musica è stata ascoltata ed apprezzata in tutto il mondo.

MF Quale è la consistenza del vero sangue latino?

Noi latini amiamo vivere con lentezza, siamo meditativi e contemplativi, ci piace fantasticare, adoriamo assaporare i cibi anziché mangiare solo per nutrirci, siamo abituati ad aguzzare l’ingegno, ad inventare le situazioni e quindi a “faticare” di più. Amiamo goderci la vita, abbiamo voglia di dare e ricevere emozioni, siamo gioiosamente rumorosi, approssimativi e poco propensi all’organizzazione ed al gioco di squadra.

MF Come si è evoluto il tuo percorso compositivo a partire da Immagini di Roma

Da bravo musicista latino metto da sempre al primo posto la melodia, l’elemento cardine di tutta la storia della nostra musica colta e popolare, ciò che ha reso celebri facendoli conoscere ed amare i compositori e gli autori italiani nel mondo. Gli ambienti sonori sono garantiti da sequenze armoniche legate alla tradizione tonale, in altri casi a quella modale. I ritmi che utilizzo sono caratteristici di varie etnie e funzionali ad ogni singolo brano od ai vari movimenti che lo compongono. Quello che è cambiato veramente è la mia evoluzione come uomo e come musicista, legata alla mia connaturata ed istintiva capacità di vivere in profondità tutte le esperienze della vita.

MF Il jazz è un genere creativo e liberatorio. Quale ritieni che sia il suo limite?

Il jazz non ha limiti, li può avere chi lo suona e come lo suona.

MF “Suite Pantesca”, come è nata l’idea di un brano così strutturalmente articolato?

Quando mi sono recato a Pantelleria non ho potuto fare a meno di notare che il paesaggio aveva delle caratteristiche particolari, tipiche di territori più simili a quelli dei paesi arabi, elemento suffragato dai nomi delle località che sono indicati in doppia lingua, italiano ed arabo, da cui il primo movimento Suggestione Araba. Il secondo brano “Perla del Mediterraneo” celebra la straordinaria bellezza del luogo; Billo è un omaggio ad un cane dall’intelligenza straordinaria che ci ha accompagnato e protetto dai randagi durante la nostra permanenza sull’isola; Canto è il tema d’amore che ho dedicato a Pantelleria e Danza è un omaggio al senso del movimento insito nelle peculiarità che caratterizzano il luogo.

MF In un mondo sempre maggiormente governato dal fast food è e difficile prendersi il tempo di pasteggiare lentamente. Questo accade anche in musica…

Dipende, consiglio a tutti i conoscenti di ascoltare i miei dischi solo se hanno desiderio e tempo, all’insegna dello Slow Listening.

MF Da sempre ti dedichi all’insegnamento oltre che alla produzione personale. Quale è la componente pedagogica che associ all’insegnamento tecnico e teorico?

L’educazione ad acquisire una mentalità basata sulla passione, sulla dedizione, sull’attenzione, sulla pazienza, sul gusto di studiare per conoscere, sul rispetto degli altri, sulla consapevolezza che si pratica la musica non per gareggiare contro gli altri, ma con sé stessi per cercare di superare giorno dopo giorno i propri limiti attuali ed infine che è sempre la musica che deve vincere, mai il nostro vacuo narcisismo.

MF Quale dovrebbe essere la principale fonte di ispirazione di un musicista?

La vita

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